lunedì 16 febbraio 2015

Daniele Luttazzi e i concetti di "comico" e "comicità"

(una splendida Valentina Lodovini)

Mentre voi comuni mortali il giorno di san Valentino perdevate tempo a festeggiarlo o a sbeffeggiarlo (anche denigrare san Valentino è inutile ed è un modo per essere "normali"), il vostro affezionatissimo se ne fotteva alla grande e comprava l'ultimo libro di Daniele Luttazzi, Bloom. Porno-Teo-Kolossal.
Siccome sono generoso e magnanimo, condivido con chi vorrà questo breve testo sui concetti di "comico" e "comicità" che ho trovato estremamente stimolante.
Ora che ci penso, per il festival di Sanremo è lo stesso. C'è chi lo segue, si esalta e commenta e chi sbeffeggia, ironizza, ecc. ma fate come me, dio cristo: FOTTETEVENE.
Ciao e appena finisco il testo di Luttazzi, ne parlerò qui.
Ecco il testo:

All'interno di quell'espressione peculiarmente soggettiva
che è il comico, Aristofane può stare accanto a Woody
Allen, come Rabelais vicino a Moliere, o Plauto a Mel
Brooks, senza timore di confronti. Sotto la maschera delle
differenze individuali, e il costume versicolore del genere,
l'immagine fondante è quella di Dioniso, segno-sogno del
comico come epifania formale ed ontologica. Dioniso è il
comico come immediatezza-animalità; e come logos.

Rifarsi a Dioniso equivale ad accettare la sua sostanza
ambigua ed enigmatica, equivale ad ascoltare il rifrangersi
e moltiplicarsi della sua voce e delle sue gesta nelle
voci e nelle gesta di chi modula la propria vocazione
artistica entro il sistema frammentato e complesso del
comico. In questa presenza, metafora di un mistero non
concettualizzabile che agisce come linguaggio e attraverso
il linguaggio, risiede il segreto che rende esemplare
l'esperienza storica del comico nella civiltà occidentale.

La comicità occidentale crede e vive nel kairòs,
nell'occasione; a questa presiede l'urgenza di una
tyche, di una necessità che interviene, senza apparenti
giustificazioni, a dettare le azioni del protagonista.

Nata dall'occasione e in essa interamente conchiusa, la
comicità vive in un rapporto particolare con il pubblico,
complice, partecipe e co-autore di un'esperienza che
travalica l'esperienza soggettiva del singolo autore. E'
un'arte che, in virtù di un forte potere di suggestione
esercitato da precise tecniche del ritmo, non potrebbe
esistere, senza il suo doppio autore: l'artista/pubblico.

La comicità, come tutta l'arte, ci serve: da una parte, per
costituire e ricostituire la nostra natura di esseri umani,
coinvolti in pratiche sociali; e, dall'altra, per criticare
incessantemente tali costituzioni. Quando funziona,
introduce nel mondo qualcosa di nuovo: un nuovo modo
di interagire col mondo.

Nessun commento:

Posta un commento