venerdì 7 marzo 2014

Basta Euro. Come uscire dall’incubo, 31 domande 31 risposte. La verità che nessuno ti dice (settima parte)


27. Non sarebbe meglio decidere con un referendum?

Chi dice di volere un referendum in realtà probabilmente non vuol cambiare nulla; non per niente chi lo propone non ha una posizione propria a favore o contro l’Euro, cosa che, dato che l’Euro già c’è, implica l’accettare che le cose possano rimanere così come sono.
Innanzitutto, non è possibile fare un referendum sui trattati internazionali, inoltre, anche supponendo per assurdo di farlo lo stesso, una campagna referendaria su una questione così complessa sarebbe viziata da ogni genere di terrorismo mediatico, tale per cui le bugie sull’Euro che già normalmente si vedono sui media, si moltiplicherebbero, con l’aggravante che i poteri finanziari europei non esiterebbero a lanciare fortissimi attacchi speculativi contro il nostro debito.
Ai cittadini verrebbe data l’impressione che con il loro voto contro l’Euro provocherebbero un disastro e l’incertezza del risultato in un simile clima comporterebbe terribili agitazioni sui mercati e fughe incontrollate di capitali. L’unico modo per riconquistare la nostra sovranità monetaria è per mezzo di un Governo democraticamente eletto che agisca velocemente per decreto.
Immaginate in che modo un governo favorevole all’Euro potrebbe mai gestire le procedure di uscita se un referendum (incostituzionale) dovesse indicare una volontà di uscita. Le azioni necessarie per cambiare moneta minimizzando i danni non sono semplici, ma un Governo democraticamente eletto che negozi al più presto lo smantellamento dell’Eurozona, magari concordando la strategia con altri
paesi, prima fra tutti la Francia in caso di vittoria dell’alleato Front National e che, nel caso i negoziati falliscano, potrebbe al limite agire per decreto, prendendo tutte le misure necessarie per rendere la transizione indolore.

28. Il Front National di Marine Le Pen è una forza di destra e nazionalista, come può essere un
alleato affidabile?


La battaglia contro l’Euro è una battaglia di indipendenza e libertà. Indipendenza e libertà non sono né di destra né di sinistra, bensì valori assoluti.
Ritornare ad essere padroni in casa nostra è la condizione indispensabile per qualsiasi altra politica, sia per chi è nazionalista sia per chi invece sogna il federalismo. Una volta liberi poi ci sarà tutto il tempo per “rifare le squadre”.
Chi non ha il controllo sulla propria moneta non sarà mai libero. Se alle elezioni europee le forze contrarie all’Euro riuscissero ad ottenere una forte affermazione tutto diventerebbe più facile: a questo scopo ogni voto conta, e un coordinamento fra i partiti avversi all’Euro in tutta Europa è la prova più evidente che senza l’ostacolo della moneta unica potrebbe esserci una diversa e sincera amicizia europea al di fuori delle attuali contrapposizioni.

29. In molti dicono che l’Unione Europea ha portato la pace, se abbandoniamo l’Euro ci sarà la guerra?

La pace c’è fra tutte le nazioni che si sono combattute nelle guerre mondiali e il maggior rischio per il mantenimento di questa pace è proprio l’Euro. Un sistema economico che mette popoli e nazioni gli uni contro gli altri, che costringe popoli a pagare per altri ed impone sofferenze e privazioni con conseguenze economiche del tutto simili a quelle di un conflitto armato, origina odio fra nazioni che avevano dimenticato questa parola.
Fino a pochi anni fa nessun greco aveva alcun motivo di risentimento nei confronti della Germania: oggi se la Merkel vuole visitare Atene deve essere circondata dall’esercito schierato a difesa.

30. Sento dire che molti famosi economisti, compresi alcuni premi Nobel sono contrari all’Euro.
È vero? Chi sono?


È vero, sono almeno 7 i premi Nobel per l’Economia che hanno apertamente criticato l’Europa dell’Euro (Mirrlees, Stiglitz, Sen, Tobin, Krugman, Friedman e Pissarides) ciascuno di essi ovviamente propone anche soluzioni alternative ma, come abbiamo visto, le soluzioni alternative
non sempre sono realisticamente possibili e non sempre sono desiderabili.
Molti economisti hanno ad esempio firmato una proposta (il “Manifesto di Solidarietà Europea”) dove si propone uno smantellamento “dall’alto” dell’Eurozona con l’uscita dall’Euro della Germania come prima mossa. Peccato però che tutto ciò dipenda dalla volontà di altri Paesi.
E se i tedeschi dicono di no? Tutti questi scenari alternativi diventeranno tanto più fattibili quanto
più forti saranno i consensi dei movimenti totalmente contrari all’Euro.

31. Esistono altrettanti premi Nobel e famosi economisti convinti invece che l’Europa dell’Euro sia perfetta così?

NO.

Premi Nobel sull’Euro:

Paul Krugman, Premio Nobel 2008,
economista e professore di Economia e Relazioni internazionali presso l’Università di Princeton.

“Penso che l’Euro fosse un’idea sentimentale, un bel simbolo di unità politica.
Ma una volta abbandonate le valute nazionali avete perso moltissimo in flessibilità. Non è facile rimediare alla perdita di margini di manovra.”
“L’Europa sarà sempre fragile. La sua moneta è un progetto campato in aria e lo resterà fino alla creazione di una garanzia bancaria europea”.

Intervista su l’Express di Parigi, 6 settembre 2012

Joseph Stiglitz, Premio Nobel 2001,
economista e saggista statunitense.

“Questa crisi, questo disastro è artificiale e in sostanza questo disastro artificiale ha quattro lettere: l’Euro.”
Evento “Discussion on the Future of Europe”, organizzato dal “Center on Global Economic Governance” di New York, 25 febbraio 2013.

“Il progetto europeo, per quanto idealista, è sempre stato un impegno dall’alto verso il basso.
Ma incoraggiare i tecnocrati a guidare i vari Paesi è tutta un’altra questione, che sembra eludere il processo democratico, imponendo politiche che portano ad un contesto di povertà sempre più diffuso”.
“L’Europa ha bisogno di un maggiore federalismo fiscale e non solo di un sistema di supervisione centralizzato dei budget nazionali”.

Articolo “Euro, o cambia oppure è meglio lasciarlo morire” di Joseph Stiglitz, da Project Syndicate.

“Ci sono vantaggi e svantaggi ad avere un grande mercato come l’Europa. Ma se non lo si può riformare, io non credo che non sia poi così male tornare alle vostre vecchie monete. Le unioni monetarie spesso durano soltanto un breve periodo di tempo.
Ci proviamo, e o funziona o non funziona. Il regime di Bretton Woods è durato trent’anni. L’Irlanda ha ottenuto l’indipendenza dal Regno Unito e ha creato una propria moneta.
Quando succede è un grande evento, ma succede. Ed è possibile. L’idea che sarebbe la fine del mondo è sbagliata”.
“Uscire dall’Euro è meglio che seguire politiche suicide”.

Stiglitz risponde alle domande dei lettori di “Le Nouvel Observateur”, settembre 2012.

Amartya Sen, Premio Nobel 1998,
economista, ha insegnato presso le università di Harvard, Oxford e Cambrige.

“L’Euro è stato un’idea orribile. Lo penso da tempo. Un errore che ha messo l’economia europea sulla strada sbagliata. Una moneta unica non è un buon modo per iniziare a unire l’Europa.
I punti deboli economici portano animosità invece che rafforzare i motivi per stare assieme. Hanno un effetto-rottura invece che di legame. Le tensioni che si sono create sono l’ultima cosa di cui ha bisogno l’Europa. Chi scrisse il Manifesto di Ventotene combatteva per l’unità dell’Europa, con alla base un’equità sociale condivisa, non una moneta unica”.

Intervista al Corriere della Sera, 21 maggio 2013.

Milton Friedman, Premio Nobel 1976,
economista statunitense scomparso nel 2006, considerato il padre del neoliberismo e del monetarismo.

“L’Euro sarà più una fonte di problemi che non di benefici”.
Periodico economico “New Perspectives Quarterly Magazine”, 2005

“L’Euro è un progetto dirigista, autoritario, antidemocratico e pericoloso, Francoforte e Bruxelles
prenderanno il posto del mercato”.
“L’Euro è una costruzione non democratica. Il progetto generale non lo è perché non è quello
che vogliono i cittadini. Se la popolazione tedesca votasse, il progetto sarebbe sconfitto.
E lo stesso accadrebbe in molti altri Paesi. L’Unione monetaria è il prodotto di una élite.
È il frutto di una impostazione non realistica, di una spinta elitaria di chi vuole usare la moneta
unica per arrivare all’unione politica”.
“Più che unire, la moneta unica crea problemi e divide. Sposta in politica anche quelle che sono questioni economiche. La conseguenza più seria, però, è che l’Euro costituisce un passo per un sempre maggiore ruolo di regolazione da parte di Bruxelles. Una centralizzazione burocratica sempre più accentuata. Le motivazioni profonde di chi guida questo progetto e pensa che lo guiderà in futuro vanno in questa direzione dirigista.
È una tendenza che c’è da 15 anni, contro la quale, per esempio, ebbe modo di combattere Margaret Thatcher”.
“A Francoforte siederà un gruppo di banchieri centrali che deciderà i tassi d’interesse centralmente.
Finora, le economie, come quella italiana, avevano una serie di libertà, fino a quella di lasciar muovere il tasso di cambio della moneta. Ora, non avranno più quell’opzione”.

Intervista al Corriere della Sera, 23 marzo 1998

James Mirrlees, Premio Nobel 1996,
economista, ha insegnato presso università di Oxford ed è professore emerito di Economia politica a Cambrige.

“Guardando dal di fuori, dico che non dovreste stare nell’Euro, ma uscirne
adesso.”
“Finché l’Italia resterà nell’Euro non potrà espandere la massa di moneta in circolazione o svalutare: ecco perché si impone la necessità di decidere se rimanere o meno nella moneta unica, questione non facile da dirimere”.

Convegno presso l’Università Ca’ Foscari di Venezia, 5 dicembre 2013.

Christopher Pissarides, premio Nobel 2010,
economista, insegna alla London School of Economics.

“La situazione attuale non è sostenibile ancora per molto. È necessario abolire l’Euro per creare quella fiducia che i Paesi membri una volta avevano l’uno nell’altro”.
“L’Euro dovrebbe essere smantellato in maniera ordinata, oppure i membri più forti dovrebbero fare rapidamente tutto il necessario per renderlo compatibile con crescita e occupazione”.

Lezione presso la London School of Economics, 12 dicembre 2013.

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