mercoledì 5 marzo 2014

Basta Euro. Come uscire dall’incubo, 31 domande 31 risposte. La verità che nessuno ti dice (sesta parte)


22. Se svalutassimo poi non risolveremmo i nostri problemi, che verrebbero messi sotto il tappeto.
È vero?


In realtà è vero il contrario: i nostri problemi e difetti si sono moltiplicati con l’Euro.
Se una moneta propria costringesse davvero uno Stato a riforme benefiche, adesso dopo quasi quindici anni di Euro saremmo “riformatissimi”. L’“anestesia” dell’Euro e dell’Europa, invece, agisce proprio nel senso di rendere meno importanti le scelte dei governi nazionali.

I mercati finanziari, attentissimi a quello che fanno i governi dei paesi indipendenti, non hanno mai mandato alcun segnale al Governo italiano, e ancora adesso lo spread si muove seguendo le parole della BCE, non certo di Letta. Per questo motivo i governi non saranno mai incentivati a prendere decisioni giuste ma semplicemente a cercare di compiacere gli eurodetentori del vero potere, anche se essi sono (come abbiamo visto) nostri avversari nel commercio.
Se in passato chi era al volante ha guidato male, la soluzione non è quella di costruire una macchina
senza sterzo, altrimenti alla prima curva si finisce contro il muro.
È proprio quello che è successo alla nostra economia: impedire ad un governo la necessaria flessibilità comporta come risultato che finché non ci sono problemi sembra che “la macchina” vada bene anche se si stanno facendo le cose sbagliate, non appena si incrocia un problema il sistema si rompe e ne fanno le spese i cittadini.
In ogni caso se uno teme che poi “stando bene” non risolveremmo i nostri problemi, non capisce (o non vuol capire) che “stare male” è proprio il problema che deve essere risolto.

23. Se facessimo le riforme e se tagliassimo il cuneo fiscale forse diventeremmo competitivi senza bisogno di uscire dall’Euro. Può essere?

“Fare le riforme” non vuol dire nulla, ogni volta che si cambia una legge o un regolamento si sta facendo una riforma: alcune portano miglioramenti, altre fanno peggio.
Le riforme sostanziali costano molti soldi che con i vincoli europei non ci potremmo mai permettere (la Germania per le sue riforme del mercato del lavoro ha aumentato il suo rapporto debito/PIL di 5 punti in periodo di crescita; noi ci siamo già impegnati a ridurlo anche in periodo di recessione con il Fiscal Compact) senza contare che è da ingenui pensare che potremmo raggiungere i risultati di chi è in vantaggio di dieci anni.
Non solo, non è detto che si debba per forza voler diventare tedeschi o cinesi: dobbiamo essere liberi di poter vivere a modo nostro in casa nostra.
Per lo stesso motivo con il taglio del cuneo fiscale (che pure sarebbe cosa utile) non si otterrà nulla di sostanziale: i Paesi che sono andati per primi in crisi sono stati quelli (come l’Irlanda) dove il cuneo fiscale era minimo: per ottenere un taglio sostanziale a favore della competitività occorrerebbe azzerarlo ed è impossibile perché sparirebbero gettito fiscale e contributi in un sistema dove la mancanza di denaro anche momentanea nelle casse dello Stato non può essere finanziata “stampando denaro”.
Chi ha sovranità monetaria può permettersi politiche di stimolo dell’economia con forti detassazioni, nel nostro caso tali politiche ci sono precluse. Il taglio del cuneo fiscale potrebbe
essere solo irrilevante e finanziato con altre misure recessive.


24. Magari “battendo i pugni sul tavolo” ci consentirebbero di spendere senza bisogno di uscire
dall’Euro. È possibile?


A parte che non c’è nessun tavolo su cui battere i pugni e se ci fosse stata la volontà da parte dell’Europa di evitare questa situazione l’avremmo evitata, tuttavia, se anche ci dicessero di dimenticarci gli impegni e di ridurre le tasse (impossibile) avremmo sempre il problema della
moneta troppo forte
. È la stessa questione prima accennata quando si diceva del perché una BCE che garantisca il debito non risolverebbe il problema di fondo della moneta artificialmente forte.

25. Perché non è una bella cosa avere una moneta “forte”?

No! È una bella cosa se è forte anche l’economia ma, come detto prima, un’economia debole con una moneta forte è come un guerriero con una spada talmente pesante da non riuscire nemmeno ad alzarla.
L’ideale sarebbe averla del giusto peso: più leggera si può fare e consente maggior agilità, troppo
pesante è un suicidio. La moneta troppo forte fa sì che i prodotti esteri risultino molto convenienti. Sembra una bella cosa ma i prodotti esteri hanno una spiacevole caratteristica: sono fatti all’estero! Quindi è ovvio che in Italia poi si creerà disoccupazione.
Risultano convenienti anche i viaggi all’estero e ovviamente ogni viaggio rappresenta denaro che
se ne va ad arricchire qualche altro Paese. Se potessimo spendere di più, compreremmo prodotti esteri invece di prodotti italiani e si aprirebbe la forbice fra le nostre importazioni e le esportazioni:
questa differenza deve essere pagata da qualcuno e dovremmo cercare denaro facendo altro debito. Nel frattempo, sempre più imprese chiuderebbero o delocalizzerebbero e alla prossima crisi saremmo in ginocchio, molto peggio di quanto già lo siamo oggi. Le due cose devono andare di pari passo: ridurre le tasse e rimettere la moneta nel suo giusto equilibrio.

26. In molti dicono che la soluzione potrebbe essere “Più Europa”. È vero?

Come dire ad un avvelenato che ci vuole “più veleno”. Quelli che vorrebbero un’Unione Europea ancora più stretta, che diventasse in tutto e per tutto equivalente ad uno Stato unitario, fanno finta di non vedere che la Germania non si sogna neppure di cedere la sua sovranità per dissolvere lo Stato in un’unione con italiani e spagnoli.
Non hanno voluto farlo quando erano in posizione di debolezza, non lo vorranno mai fare ora che sono in posizione di forza.
In uno Stato unitario le regioni ricche trasferiscono denaro alle regioni povere, e mai e poi mai, la Germania accetterebbe di trasferire i soldi delle tasse dei cittadini tedeschi a favore di greci, italiani, spagnoli, irlandesi e portoghesi.
Anche se poi lo volessero (e non vogliono) dovremmo essere noi a rifiutare con forza quest’ipotesi! Abbiamo visto con il nostro Mezzogiorno che i trasferimenti di denaro non funzionano, non creano sviluppo, incentivano la criminalità e la rassegnazione porta a ricercare un posto di lavoro sussidiato.
Una meridionalizzazione totale del nostro Paese è l’ultima cosa di cui abbiamo bisogno.

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