sabato 1 febbraio 2014

Bertolt Brecht ovvero "Bontà" oggi significa distruzione di coloro che impediscono la bontà


Ai critici borghesi può sembrare che opere simili, in luogo di risvegliare gli interessi generali, presuppongano determinati interessi di natura non abbastanza generali; ma gli interessi che qui si presuppongono almeno latenti, sono in verità interessi di carattere eminentemente generale e proprio per questo contrastano con gli interessi dei critici borghesi. Quei gruppi di lavoratori intellettuali la cui esistenza è legata ai possessori dei mezzi di produzione, e che perciò sono anche spiritualmente determinati da essi, non hanno più niente a che fare non già con il comunismo, ma con l’avvenire del mondo. Respingendo i comunisti come gente di spirito unilaterale, determinato e non libero, non fanno che respingere gli interessi dell’umanità per legarsi agli interessi generali, certo, e certo illimitati e liberi, dello sfruttamento.

Un gran numero di lavoratori intellettuali ha senza dubbio l’impressione che nel mondo (nel loro mondo) qualcosa non sia a posto, ma non si comportano in conseguenza. Se escludiamo coloro che si costruiscono nel puro spirito un mondo in sé medesimo incoerente (esistente proprio per la sua incoerenza), troviamo uomini che, più o meno coscienti della discordanza, si comportano ciononostante come se il mondo fosse coerente.

Nel modo di pensare di gente simile, il mondo, dunque, non incide che in misura manchevole; nessuna meraviglia perciò che il loro modo di pensare non incida sul mondo. Questo però significa che essi non attribuiscono al pensiero alcuna capacità d’intervento: così nasce lo “spirito puro” che esiste di per sé, più o meno ostacolato dalle circostanze “esteriori”. …Che bisogno ha la testa di sapere ciò che fa la mano che le riempie le tasche?...

Ne parlavano come si parla, ad esempio, delle cose che riguardano esclusivamente gli allevatori di conigli o i giocatori di scacchi: cose, dunque, che concernono pochissima gente e che, soprattutto, non possono venir giudicate da coloro che dell’allevamento di conigli o del gioco degli scacchi non si intendono affatto.

Ma anche se non tutto il mondo ritiene che il comunismo lo riguardi, quello che riguarda il comunismo è, ciò malgrado, tutto il mondo. Il comunismo non è una maniera fra le altre di condurre il gioco. Mirando alla radicale abolizione della proprietà privata dei mezzi di produzione, esso si oppone a tutte le tendenze che, comunque differiscano tra loro, sono d’accordo per mantenere la proprietà privata, considerandole una sola tendenza.
Noi possiamo e dobbiamo insistere nel senso che le nostra affermazioni non sono soggettivamente limitate, ma obiettive e impegnative per tutti. Non parliamo per noi come una piccola parte, ma per tutta l’umanità (e non di una parte soltanto). Dal fatto che noi combattiamo, nessuno ha il diritto di concludere che non siamo obiettivi. Colui che ai nostri giorni, per suscitare un’apparente impressione di obiettività, suscita l’impressione di non combattere, purché lo si osservi un po’ da vicino, potrà essere colto sul fatto di rappresentare un soggettivismo senza via d’uscita che difende gli interessi di una minuscola parte dell’umanità. Guardato obiettivamente, si vedrà che tradisce l’interesse dell’intera comunità con l’appoggio che dà alla conservazione dei rapporti capitalistici di proprietà e di produzione.

Lo scettico borghese “di sinistra”, falsamente obiettivo, non riconosce, o non vuol riconoscere, di combattere anch’egli in questa grande lotta, in quanto che non chiama “lotta” la violenza permanentemente (ma, grazie al lungo uso, inavvertibilmente) esercitata da un piccolo ceto sociale. È necessario che a questo ceto possidente, cricca degenerata, sudicia, obiettivamente e soggettivamente inumana, si strappino di mano tutti i “beni di carattere ideale”, indipendentemente dal fatto di sapere che cosa poi intenderà fare di questi beni un’umanità sfruttata…

Prima di tutto e ad ogni costo quel ceto va dichiarato decaduto da ogni diritto alla considerazione umana. Qualunque sia il significato che poi si darà a parole come “libertà”, “giustizia”, “umanità”, “cultura”, “produttività”, “ardimento”, “lealtà”, prima che questi concetti non siano ripuliti di tutte le incrostazioni lasciate su di essi dal funzionamento della società borghese, non sarà più lecito usarli.

I nostri avversari sono gli avversari dell’umanità. Non è vero che abbiano “ragione dal loro punto di vista”: il torto sta nel loro punto di vista. Forse è inevitabile che siano così, ma non è necessario che esistano. È comprensibile che si difendano, ma essi difendono preda e privilegi, e comprendere in questo caso non deve significare perdonare.

Colui che è un lupo per gli uomini, non è un uomo, ma un lupo. Oggi che dalla semplice legittima difesa di masse enormi stiamo passando alla battaglia finale per il potere supremo, “bontà” significa distruzione di coloro che impediscono la bontà.

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