domenica 23 febbraio 2014

Basta Euro. Come uscire dall'incubo, 31 domande 31 risposte. La verità che nessuno ti dice (prima parte)


È da un po’ di tempo che seguo l’economista Claudio Borghi. Ho seguito i suoi interventi in alcuni programmi televisivi, ho visto dei video su youtube e letto alcuni articoli sul web.
La conclusione a cui sono giunto è che Claudio Borghi sia un ottimo comunicatore (perché vuole e sa farsi capire), equilibrato nelle valutazioni e molto corretto. Non ha avuto paura di dire “ho sbagliato, avevo preso un abbaglio sull’Euro”, segno di modestia e di intelligenza.
Claudio Borghi ha redatto un breve scritto dove espone le ragioni che l’hanno portato a schierarsi contro l’Euro: Basta Euro. Come uscire dall’incubo, titolo estremamente diretto, con 31 domande, 31 risposte la verità che nessuno ti dice come sottotitolo ancora più eloquente. Le domande hanno la peculiarità di essere domande che si pone la gente comune. Gente come me che non conosce a fondo la questione, ma che ha voglia di comprendere e di approfondire e sente irresistibilmente che qualcosa non va e che qualcuno ci stia sfruttando e impoverendo.
Ho deciso di pubblicare lo scritto di Claudio Borghi sull’Euro e comincio postando l’introduzione e la prima domanda. Ah, un'ultima cosa. Claudio Borghi sta presentando questo libretto con la Lega Nord. Ora, io non voto Lega e questo post non è uno spot per la Lega Nord, ma intanto questi della Lega son stati bravi a coinvolgere Borghi e ad "appropriarsene". Complimenti, per questo, a loro.
Buona lettura.
Coloro i quali ci hanno portato nell’Euro hanno fatto l’errore più grande della storia e ora sono disposti a tutto pur di non ammetterlo. Sono disposti a sacrificare il lavoro di milioni di Italiani, i risparmi accumulati con vite intere dedicate alla prudenza e alla sicurezza, un patrimonio inestimabile di imprese che sono sempre state un modello per il mondo. Presto arriveranno addirittura a pretendere la svendita delle opere d’Arte e a consentire la sparizione dell’oro detenuto in Banca d’Italia. Per l’Europa stanno vendendo le nostre vite, ci hanno infilato in una depressione peggiore di quella del 1929, hanno piegato ed umiliato interi Popoli, come i Greci, pur di tenere in piedi lo strumento infernale dell’Euro: un peso che ci sta facendo dimenticare che cosa sia la libertà.
Questo disastro è coperto da una catena fittissima di menzogne che ci vengono raccontate ogni giorno da televisione e giornali: bugie urlate sempre più forte man mano che cresce la paura che il colossale danno venga scoperto.
Anch’io ero stato ingannato all’inizio ma adesso tutto è chiaro. Ho quindi pensato a questo manualetto come un’arma di difesa dalle falsità più frequenti che vengono diffuse ogni giorno e anche per rispondere ai più comuni dubbi o timori che chiunque di noi possa avere se si parla della moneta e di che cosa voglia dire tornare ad essere indipendenti e padroni a casa nostra.
Occorre prepararsi, perché rottamare l’Euro non è una scelta: questo sistema è destinato INEVITABILMENTE a finire, l’unico dubbio è QUANDO, e non è una differenza da poco.
Prima finirà questo incubo e meno macerie ci saranno da spazzare e prima si potrà ricominciare a ricostruire e fare quello che abbiamo dimostrato nel tempo di saper fare meglio: lavorare.
Ci aspetta un periodo di ricostruzione e rinascita, simile agli anni gloriosi del dopoguerra, però dipenderà da noi fermare i “bombardamenti” economici per tempo prima che facciano troppe vittime.
Le prossime elezioni Europee saranno un momento importante: la scelta non sarà fra destra e sinistra, e nemmeno fra Nord e Sud. Sarà, invece, fra chi vuol mantenere ostinatamente in piedi questo strumento di distruzione economica che è l’Euro e chi invece lo vuole incenerire per sempre, senza se e senza ma, per poter riprendere le chiavi di casa e ricominciare a crescere e produrre.
Ringrazio sentitamente la Lega Nord e Matteo Salvini che ci hanno creduto fin dalla prima volta in cui ho raccontato questi “punti” che ora, grazie a loro, potete leggere anche voi.
1. L’Euro è la causa principale della crisi? Perché?
Per tanti motivi, ma i principali sono che un’unica moneta per economie diverse non può funzionare, crea disoccupazione, rafforza chi è già forte e indebolisce chi è già in difficoltà. Senza il controllo sulla sua moneta uno Stato in recessione non può tentare di contrastare le crisi. Senza il controllo sulla sua moneta uno Stato non può avere nessuna autonomia e si riduce alla condizione di un Paese del Terzo Mondo, con governi fantoccio e costretti a supplicare per ottenere il denaro di cui ha bisogno. Nessuno Stato può dirsi padrone a casa propria se non ha il controllo della propria moneta.

Vediamo il perché con qualche esempio.

Di solito uno Stato con un’economia molto competitiva ha anche una moneta dalle quotazioni elevate perché tutti devono richiederla per poter comperare i suoi prodotti. La forza della moneta fa “alzare i prezzi” dei prodotti di questo Stato che quindi diventano meno convenienti e tutto torna in equilibrio. Uno Stato che per vari motivi si trova ad essere meno competitivo o che sta attraversando un momento di difficoltà, invece, avrà anche una moneta dal prezzo minore perché i suoi prodotti sono meno richiesti. Se il valore della moneta cala, per il resto del mondo è come se scendesse tutto il “listino prezzi” dei prodotti di quello Stato, che diventano così più convenienti e più richiesti e si tende a ristabilire l’equilibrio anche in questo caso.
Con l’Euro invece si ha uno strano caso in cui un paese poco competitivo e in difficoltà (come per esempio la Grecia) si ritrova la stessa moneta di un Paese aggressivamente competitivo e in crescita (come la Germania): il “listino prezzi” della Grecia risulterà quindi troppo caro mentre quello dei prodotti tedeschi sarà troppo basso. Il risultato è che in Grecia si muore di fame mentre in Germania si registra il record di esportazioni. Un caso simile fu quello dell’Argentina che bloccò per molti anni il prezzo della propria moneta a quello del dollaro finendo nel 2001 al fallimento, con le conseguenze di quel disastro che (unite ad altri errori) si fanno sentire ancora oggi.
Pensiamoci: tutti i paesi dell’Europa periferica sono nelle stesse condizioni: povertà e disoccupazione da record indipendentemente dal colore dei governi, dal livello di tasse e spesa pubblica o dal maggiore o minor livello del debito pubblico. Se tante persone entrano in un ristorante, e tutte quelle che hanno ordinato una particolare pietanza finiscono all’ospedale, è probabile che la colpa sia del cibo. Nel “Ristorante Europa da Merkel” stanno tutti male, tranne chi non ha ordinato la “pietanza Euro” come l’Inghilterra o i gestori del ristorante (Germania).
L’Italia, fino ad ora, si è difesa, ma la moneta troppo “pesante” rispetto a quella che sarebbe giusta per la sua economia, sta rendendo ogni giorno meno convenienti i suoi prodotti (il “listino prezzi” è troppo alto), per cui la disoccupazione è destinata irrimediabilmente a salire perché gli stessi italiani compreranno sempre più prodotti esteri di quanto sarebbe giusto. I prodotti esteri (sembra una banalità, ma a volte non ci pensiamo) sono fabbricati da aziende ed operai esteri e, quindi, in Italia il lavoro scompare. Se scompare il lavoro, scompaiono anche i soldi per importare i prodotti e pagare le pensioni e si finisce alla fame.
In pratica, è come se gli Stati Europei, invece di “essere una squadra”, fossero messi su un ring di pugilato gli uni contro gli altri, indipendentemente dal peso. Il “peso massimo”, cioè la Germania, vince e gli altri perdono. Sempre per rimanere in tema di sport è come se si mettesse un pesante zaino uguale per tutti sulle spalle dei concorrenti di una corsa: chi è più grosso e forte sarà avvantaggiato, mentre chi è piccolo e agile sarà in grossa difficoltà, così appesantito, e non potrà mai vincere. Anche il controllo della moneta come “arma” contro le crisi è fondamentale.
Uno Stato che può “stampare moneta” e che ha un’industria ben sviluppata e prodotti normalmente richiesti se è in difficoltà può spendere di più per sostenere la propria economia senza preoccuparsi
di dover trovare il denaro a prestito.
Può anche comperare i propri titoli di debito mettendo altra moneta in circolo. Se questa azione facesse scendere il tasso di cambio della moneta, tanto meglio, perché come abbiamo visto una moneta più conveniente significa una maggior richiesta per i prodotti di quel Paese che diventerebbero più appetibili, creando così posti di lavoro e un nuovo equilibrio.
Uno Stato che non ha una moneta propria, come invece accade per chi ha scelto di avere l’Euro, se è in difficoltà si ritrova a fare i conti con il famigerato “spread”, vale a dire che nessuno vuol comprare i suoi titoli. Gli altri Paesi, quindi, per “salvarlo” e prestargli i soldi che, se avesse avuto moneta propria, avrebbe potuto agevolmente procurarsi da solo, cominciano ad imporgli inutili e dannose politiche di austerità.
Gli Stati in crisi quindi si ritrovano sempre più tasse, sempre meno possibilità di spendere e con interessi sempre più alti da pagare: vanno inevitabilmente ancora di più in difficoltà e la crisi peggiora. Pensiamo invece all’Inghilterra: quando nel 2008 ci fu la crisi delle banche, dopo il fallimento della americana Lehman, era in forte difficoltà perché la sua principale industria è proprio quella finanziaria.
Ebbene, l’Inghilterra riuscì ad assorbire la crisi facendo comperare alla propria Banca Centrale i titoli di Stato necessari per finanziarsi, la Sterlina si svalutò fortemente (invece di far salire lo spread sui titoli) e adesso la sua economia è in ripresa senza aver dovuto subire ordini e condizioni da nessuno. Gli Stati dell’Europa periferica invece sono in ginocchio.

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