domenica 15 dicembre 2013

C come Capitalismo e C come creatività


L’icona dell’odierno capitalismo creativo è Apple, ma cosa sarebbe Apple senza Foxconn, la compagnia taiwanese proprietaria di grandi fabbriche in Cina, in cui centinaia di migliaia di persone assemblano iPad e iPod in condizioni di lavoro abominevoli? Non dobbiamo dimenticare il rovescio della medaglia del postmoderno centro “creativo” della Silicon Valley, dove un paio di migliaia di ricercatori sono impegnati a sperimentare nuove idee: gli acquartieramenti militarizzati in Cina afflitti da una serie di suicidi di operai provocati da condizioni di lavoro stressanti (ore interminabili, bassi salari, pressione costante). Dopo che l’undicesimo operaio si è suicidato gettandosi nel vuoto, Foxcon ha introdotto una serie di misure cautelative: costringere i lavoratori a firmare contratti in cui promettono di non suicidarsi, a fare rapporto sui loro colleghi che appaiono depressi, a farsi ricoverare in istituti psichiatrici non appena la loro salute mentale mostra segni di deterioramento, ecc. Per aggiungere al danno la beffa, Foxconn ha cominciato a installare reti di protezione attorno agli edifici della sua vasta fabbrica. Non sorprende che Terry Gou, il direttore generale di Hon Hai (la società madre di Foxconn), durante una festa di fine anno abbia definito i propri impiegati “animali”, lamentandosi che “gestire un milione di animali mi dà il mal di testa”. Gou ha aggiunto di voler apprendere da Chin Shih-chien, il direttore dello zoo di Taipei, il metodo di “gestione” degli animali, invitando il direttore dello zoo a intervenire alla riunione annuale di bilancio della Hon Hai, in modo che i suoi general manager potessero ascoltarlo attentamente.

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