lunedì 9 settembre 2013

8 settembre 1943, consigli letterari


Prendo spunto da un articolo di Dino Messina apparso ieri sul Corriere della sera. Ecco l’incipit:
“C’è uno scarto tra letteratura e storiografia sull’8 settembre 1943 e le sue conseguenze. Non importa di quale orientamento politico fossero, scrittori come Cesare Pavese, Beppe Fenoglio, Leo Longanesi, Curzio Malaparte, Mario Tobino, Alberto Moravia seppero raccontare, alcuni quasi in presa diretta, lo sbandamento di una nazione, sottolinearono subito il fattore spesso casuale nelle scelte di chi aveva deciso di stare dalla parte giusta, si accorsero che la lotta partigiana era opera di una minoranza, che la maggior parte degli italiani, come avrebbe raccontato Renzo De Felice sessant’anni dopo, si era messa in una posizione di attesa, in una zona grigia”.
Riassumendo, l’articolo mette in luce la differenza tra la lucidità dei romanzieri contro una storiografia che per decenni si è impegnata a costruire una vulgata non necessariamente basata su dati falsi, ma sicuramente distorti. Continuiamo a leggere.
“Per i romanzieri italiani la data dell’armistizio non fu così radiosa come per la storiografia nei primi decenni del dopoguerra. Nessuna autorappresentazione consolatoria, nessun omissis o rimozione dei fatti, che poi è il vero motivo della “storia che ritorna” ossessivamente sempre sugli stessi temi e che è stata uno dei problemi dell’immaturità collettiva italiana.”
“Gli scrittori italiani, come acutamente osservò Calvino, dopo la lunga parentesi retorica del fascismo avevano solo voglia di raccontare il vero, animati da una “carica esplosiva di libertà”. Gli storici invece a lungo lessero il passato prossimo con le lenti del presente, per dare una giustificazione agli assetti politici della nuova Italia. Raccontarono una storia che metteva in luce i protagonisti minoritari e trascurava comportamenti di massa, omettendo i lati sgradevoli e facendo coesistere anche aspetti tra loro contradditori.”
In questa sede non mi interessa tanto sviscerare il lato polemico della questione ma solo segnalare dei libri utili per approfondire l’8 settembre 1943 e tutto quello che ne seguì (resistenza, lotta partigiana, nazisti, repubblichini, ecc.) perché data fondamentale della nostra storia.

Cominciamo dai romanzi; tra parentesi la data della prima edizione.

Carlo Cassola, La ragazza di Bube (1960)
Curzio Malaparte, La pelle (1949)
Alberto Moravia, La ciociara (1957)
Italo Calvino, Il sentiero dei nidi di ragno (1947)
Beppe Fenoglio, Primavera di bellezza (1959)
Mario Tobino, Il clandestino (1962)
Leo Longanesi, In piedi e seduti (1948)

Questi, invece, i testi di storia:

Roberto Battaglia, Storia della resistenza (1953)
Giorgio Bocca, Storia dell’Italia partigiana (1964)
Guido Quazza, Resistenza e storia d’Italia (1976)
Claudio Pavone, Una guerra civile (1991)
Elena Aga Rossi, Una nazione allo sbando (1993)
Ernesto Galli della Loggia, La morte della patria (1996)
Giampaolo Pansa, Il sangue dei vinti (2003)
Gigi Di Fiore, Controstoria della liberazione (2012)
Gianni Oliva, L’Italia del silenzio. 8 settembre 1943 (2013) [il libro che ha dato spunto all’articolo]

Nessun commento:

Posta un commento