domenica 11 agosto 2013

George Gray (poesia)


In questi giorni sto leggendo alcuni libri sulla storia delle Brigate Rosse scritti da chi ne fece parte. Alberto Franceschini, Mario Moretti, Prospero Gallinari... In aggiunta ho letto il libro di Stefania Podda su Mara Cagol, brigatista e moglie di Renato Curcio, e Una storia quasi soltanto mia libro intervista di Piero Scaramucci a Licia Pinelli moglie di Pino, l'anarchico ucciso dalla polizia in questura il 16 dicembre 1969.
Nel frattempo, credo per alternare, ho ripreso in mano il meraviglioso Antologia di Spoon River di Edgar Lee Masters. Sicuramente è famosissimo questo capolavoro poetico, non ha bisogno di consigli o di parole particolari da parte mia. Posso solo dire: procuratevene una copia e leggete e rileggete qualche poesia ogni tanto. Sarà sempre fantastico.
Oggi, parlando delle nostre attuali letture con un amico, è venuto fuori che la sua preferita è George Gray. Non ci ero ancora arrivato nella mia ennesima rilettura, sono andato subito a rileggerla e la condivido con chi vorrà.
A lui piace perché ci si ritrova molto, e non posso che essere d'accordo. Anch'io credo di aver messo la nave in porto, con le vele ammainate...anch'io faccio fatica a trovare un senso in questa vita e anch'io fuggo...forse più da me stesso che dalla vita.
I have studied many times
The marble which was chiseled for me
A boat with a furled sail at rest in a harbor.
In truth it pictures not my destination
But my life.
For love was offered me and I shrank from its disillusionment;
Sorrow knocked at my door, but I was afraid;
Ambition called to me, but I dreaded the chances.
Yet all the while I hungered for meaning in my life.
And now I know that we must lift the sail
And catch the winds of destiny
Wherever they drive the boat.
To put meaning in one’s life may end in madness,
But life without meaning is the torture
Or restlessness and vague desire –
It is a boat longing for the sea and yet afraid.
Molte volte ho studiato
il marmo che mi hanno scolpito –
una nave con la vela piegata in riposo nel porto.
In verità non ritrae la mia destinazione
ma la mia vita.
Poiché l’amore mi venne offerto ed io fuggii dalla sua delusione;
il dolore bussò alla mia porta, ma io avevo paura;
l’ambizione mi chiamò, ma io ero atterrito dai suoi rischi.
Pure tutto il tempo avevo fame di un significato nella vita.
E ora so che dobbiamo innalzare la vela
e cogliere i venti del destino
ovunque essi guidino la nave.
Dare significato alla vita può sortire follia,
ma la vita senza significato è la tortura
dell’irrequietezza e del desiderio vago –
è una nave che anela il mare eppur lo teme.

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