giovedì 21 marzo 2013

Ar diti al culo



Erano due tre giorni che nel mio quartiere vedevo aggirarsi i katyuska e questo non mi sta bene.
Io vivo nel mio quartiere, che si trova nella mia città, che si trova nella mia regione, che si trova nel mio Paese, che si trova nella mia terra. Io vivo qui, in Italia, qui ho le mie radici, la mia famiglia, i miei sogni. Vigilo sul quartiere, è un lavoro difficile, ma mi piace perché l’ho scelto io.
Dicevo dei katyuska che si aggiravano furtivi nel mio quartiere. Anche altri kameraty, che come me hanno a cuore il quartiere, li avevano notati. Noi della brigata Red Fingers at Ass non dormiamo mai, abbiamo sempre gli occhi aperti. I kameraty erano piazzati ai tre angoli delle strade, anche se gli angoli sono quattro e qualcosa evidentemente non quadrava. Ho fatto segno con gli occhi ai kameraty, e loro mi hanno risposto strabuzzando gli occhi, facendo l’occhiolino e alzando le sopracciglia. Noi kameraty ci intendiamo al volo, non c’è manco bisogno di parlare. Facciamo tutto con gli occhi e consumiamo litri e litri di autarchico collirio italico.
Ieri sera i kameraty ed io abbiamo deciso di affrontare i katyuska in maniera amichevole. Avevamo dei levrieri valdostani al guinzaglio e siamo andati a stanarli nella pizzeria dove stavano facendo casino.
I proprietari della pizzeria sono tre napoletani, tre terroni pezzi di merda ma che al confronto dei katyuska son persone degnissime.
Ho guardato in faccia uno per un uno i miei kameraty e loro han guardato me. Poi tutti noi abbiam guardato i katyuska. Non volevamo alzare la voce, né picchiarli, né scatenare una rissa. Volevamo solo fargli capire in maniera AMICHEVOLE chi è che comanda e come ci si deve comportare in maniera civile.
I katyuska però, che sono dei barbari, non hanno capito le nostre intenzioni amichevoli e ci han fatto un culo come un secchio a me e ai miei kameraty.
A noi!

A voi e a tutt’ a famiglia vostra

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