mercoledì 11 luglio 2012

La morte del sole. Perché il professore di filosofia dev'essere allegro dentro


Nella mia breve esperienza di professore di Storia e Filosofia al liceo, mi è capitato di avere qualche problema nell’insegnamento della filosofia.
Con la storia ho cercato e sto cercando un metodo che metta in luce, raccontandolo nel modo più ‘piacevole’ possibile, il potere e le sue evoluzioni nel corso, appunto, della storia.
Con la filosofia è tremendamente più difficile.
La filosofia è nobile e la scuola tremendamente plebea.
La filosofia è elitaria e la scuola è ‘massa’.
La filosofia è desiderio e la scuola studio per l’interrogazione.
La filosofia è sovversiva e la scuola proprietà dello Stato.
La filosofia tende a distruggere il sistema mentre la scuola propugna l'integrazione.
La filosofia è libertà e a scuola una punizione lavorativa.
La filosofia è amore (eros) e a scuola diventa sega mentale.
Insomma siamo agli antipodi più totali e a me di raccontare sciocchezze agli studenti non mi va. E comunque il professore di filosofia deve avere un senso dell’umorismo e un’autoironia enormemente sviluppati se vuole sopravvivere alla scuola. Ricordo le risate interne che mi facevo quando leggevo e spiegavo attraverso il manuale scolastico di filosofia. Soprattutto le parti riguardanti Platone e Nietzsche erano da scompisciarsi.
Senza contare che a scuola si fa ‘storia della filosofia’ che è la filosofia mortificata.
Detto questo, io cercherò con tutto l’impegno possibile un metodo adatto all’insegnamento della filosofia e nel frattempo posto questo pezzo di Manlio Sgalambro.

La trasformazione in sistema d’istruzione toglie alla filosofia il terreno con tanta accuratezza preparato dai suoi padri; essa deve formare ‘uomini’, ancora prima di sapere se devono essere formati.
Il momento del dubbio, inobliabile per ogni filosofia dopo Descartes, viene praticamente esautorato da compiti che solo per ridere si possono collegare a esso. Non la condizionano tanto i grandi a priori, quanto i piccoli a priori di cui è costellata la vita sociale: uno è quello del sistema d’istruzione, all’interno di cui è inserita. Deve formare professioni; o, per meglio dire, nello stesso momento in cui lotta contro ogni illusione, deve favorire l’illusione. La filosofia non sa mai, fino a un momento prima, che cosa le impone la verità. Può essere obbligata alla rovina o al deserto, perché così ha parlato lo spirito; ma nello stesso tempo deve formare abili avvocati, insegnanti di successo e altra genìa, perché così invece vuole il mondo.

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