mercoledì 4 luglio 2012

Krishnamurti e l'uomo del Vedanta [seconda parte]


Riprendiamo a parlare dell’uomo seguace del Vedanta.
Le considerazioni seguenti valgono, come vedrai, per tutti i credenti e tutte le credenze.
L’uomo postulava il Brahman. Sicuramente si può dire che è una teoria inventata da una mente ricca di immaginazione – sia essa Shankara o il dotto teologo moderno.
Si può sperimentare una teoria e dire che è così, ma un uomo che sia stato educato e condizionato nel mondo cattolico non può avere che visioni di Cristo, le quali ovviamente sono la proiezione del suo condizionamento, così come coloro che sono stati educati nella tradizione di Krishna hanno esperienza e visioni nate dalla loro cultura. Così l’esperienza non prova nulla.
Riconoscere la visione come Brahman, Krishna o Cristo è il risultato di una conoscenza condizionata; quindi non è affatto una realtà, ma una fantasia, un mito, a cui l’esperienza dà vigore, ma che non ha alcuna validità.
Ora la domanda è: perché la gente ha bisogno a ogni costo di una teoria e perché postula una credenza? Questo voler porre costantemente la necessità della credenza è un sintomo di paura – paura della vita di ogni giorno, paura del dolore, paura della morte e dell’assoluta mancanza di significato della vita. ‘Assaporando’ tutto ciò, gli uomini inventano una teoria e quanto più questa è abile ed erudita tanto più ha peso e così, dopo duemila o diecimila anni di propaganda, quella teoria invariabilmente, acriticamente e scioccamente diviene ‘la verità’.
Ma se non postuli alcun dogma, allora ti trovi faccia a faccia con ciò che realmente è. Il ‘ciò che è’ è il pensiero, il piacere, il dolore e la paura della morte. Quando capirai la struttura della tua vita quotidiana – con la sua competizione, avidità, ambizione e sete di potere – allora vedrai non solo le assurdità di teorie, salvatori, preti e guru, ma forse troverai una fine al dolore, una fine all’intera struttura costruita dal pensiero.
La penetrazione e la comprensione di questa struttura è la meditazione.
Allora vedrai che il mondo non è una illusione, ma una terribile realtà costruita dall’uomo nel suo rapporto col suo simile. Sono queste le cose che vanno capite e non le teorie del Vedanta, del Cattolicesimo o dell’Ebraismo, con tutti i riti e tutto l’inutile armamentario delle religioni organizzate.
Quando l’uomo è libero, senza alcun motivo di paura, di invidia o di dolore, allora soltanto la mente trova la sua pace naturale. Allora può vedere non solo la verità nella successione degli attimi della vita quotidiana, ma anche trascendere la percezione. Allora si ha la fine dell’osservatore e dell’osservato, e la dualità cessa.

Per ora va bene così. L’importante è tenere fermo il fatto che qui non si vuole dare nessuna teoria da far piacere e magari diffondere, ma solo un avvicinamento alla verità.
E la verità è solo quando tu sei libero dal dolore, dall’ansia e dall’aggressività che ora riempiono il tuo cuore e la tua mente.

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