martedì 10 aprile 2012

Eva e la nascita del pensiero critico


Questa storia comincia nel Paradiso terrestre, ma senza cazzate teologiche.
Adamo nutriva un interesse particolare per un melo, l’albero con i frutti più buoni di tutto il giardino. Il buffo è che le mele di quell’albero, nel loro momento di massima bontà, cadevano sempre in un ruscello, dove rischiavano di finire fuori della portata di Adamo.
Adamo passava piacevolmente il suo tempo cercando di attirare a sé le mele con l’aiuto di un bastone. Non ci riusciva mai, perché ogni volta che metteva il bastone nell’acqua, quello si spezzava. Non era un problema. Adamo si cercava un altro bastone: più lungo, più grosso, di legno migliore, più flessibile … Eva stava a guardare un po’ discosta, con irritazione crescente.
Eva si chiedeva come si potesse essere tanto scemi. Alla fine, non ce la fece più e disse ad Adamo: “Ma non vedi che se metti un bastone nell’acqua, quello sembra rotto, ma non lo è veramente?”.
Il buon Adamo si trovava nella condizione che i filosofi definiscono “realismo ingenuo”. Condizione nella quale la realtà, così come appare, viene accettata come un dato di fatto: non si pongono domande, né si formulano riflessioni. Il realismo ingenuo non è una scelta filosofica, è l’assenza di qualsiasi filosofia.
Possiamo mettere a confronto le posizioni di Adamo ed Eva nel modo seguente:
- Per Adamo, le cose sono così come appaiono: una balena è un pesce, il Sole gira intorno alla Terra e chiunque sembri essere la nonna è la nonna (e non il lupo cattivo, perché anche lui è quello che appare). Al contrario, Eva distingue tra i fenomeni – cioè il modo in cui le cose ci si presentano – da una parte e, dall’altra, le cose stesse. Sa che l’apparenza può ingannare e si è armata di una sana diffidenza.
- Adamo sa pensare solo che il mondo sia per lui direttamente accessibile. Io ho un contatto intimo e immediato con la sedia su cui siedo. Così conosco quella sedia: essa mi si manifesta senza alcuna riserva. Eva, invece, si rende conto che una sedia non può far parte della mia conoscenza letteralmente, in tutto il suo essere. Quello che della sedia mi raggiunge sono stimoli sensoriali, né più né meno. Tra il mondo e ciò che sappiamo del mondo si frappongono sempre e inevitabilmente i nostri sensi. Ogni conoscenza è indiretta, pensa Eva.
- Se la realtà ci si presenta così com’è, allora, con un po’ di buona volontà, tutti hanno naturalmente la stessa immagine della realtà. Nella visione di damo, neppure la comunicazione – nel senso di comprensione reciproca – è un problema; per Eva, le cose sono un po’ più complicate. Eva vede che spesso le persone si formano immagini della realtà molto diverse, secondo il punto di vista di ciascuno. Questo spiega perché la comunicazione può essere tanto problematica. È una vera impresa.
Eva ha introdotto nella nostra cultura il pensiero critico. Pensiero critico significa: pensare verificando e, i solito, questo avviene spontaneamente. Ci passa continuamente per la testa ogni sorta di pensieri. A volte quei pensieri scaturiscono in maniera perfettamente logica da pensieri precedenti, a volte si tratta di associazioni più o meno creative con contenuti di coscienza precedenti; altre volte non abbiamo la minima idea di come un certo pensiero ci sia venuto in mente. Quale che sia l’origine dei pensieri, è difficile non abbinarli immediatamente a una valutazione, a una risposta a domande come:
- È un pensiero bello, piacevole?
- È un pensiero comprensibile per me, a una più attenta riflessione?
- Che relazione ha questo pensiero con quanto ho già pensato prima sull’argomento?
- È un pensiero importante? Per esempio, ha un valore monetario?
- Il papa sarebbe d’accordo?
- Come potrei difendere questo pensiero, se fosse necessario?
Pensiero critico è quel pensare, sognare, fantasticare, preoccuparsi, che, coscientemente o incoscientemente, è accompagnato – se non addirittura oppresso – da verifiche di questo tipo. Provate, nella vostra coscienza, a tenere vivo per un po’ un pensiero senza accompagnarlo con alcuna valutazione di quel pensiero stesso. Vi accorgerete che non è facile. Nella misura in cui ci riusciamo, ci domandiamo se abbiamo davvero riflettuto. Non è tutto il pensiero un pensiero critico? Se esistesse qualcosa come un pensiero non critico, potremmo ancora distinguere quell’attività dal sognare a occhi aperti?
Caratteristica del pensiero (critico) è che subito ci poniamo a una certa distanza da quel pensiero che ci è appena venuto in mente: facciamo un passo indietro e lo guardiamo (che sarebbe la traduzione della parola greca teoria …). Quello che vediamo, è un’istantanea della condizione della nostra coscienza. Guardiamo in uno specchio interiore, riflettiamo.
Se volessimo specificare in che senso il pensiero filosofico sia un pensiero critico, potremmo dire che il pensiero filosofico è un pensiero critico che procede per concetti.

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