martedì 7 febbraio 2012

Aò, 'mparate sta cosa!


Visto che vado a Roma per un colloquio, voglio omaggiare la Capitale con una delle sue voci più profonde e divertenti.
Roma per me è una seconda patria, a Roma divento bohèmienne e scapestrato.
A Roma mi scateno e perdo il senno. A Roma mi diverto e son me stesso. Il me stesso di quanto tempo fa? Ma è semplice, il me stesso romano antico, nobile e decadente.
A Roma c'ho fatto il più folle capodanno della mia vita, di cui dovrò parlare.
Ora godetevi la poesia e nun rompete li cojoni.

Sonetto 426. Un indovinarello

Sori dottori, chi ssa ddimme prima
come se chiama chi ggoverna er monno?
Cuello che mmanna tanta ggente in cima,
cuello che mmanna tanta ggente in fonno?

Er Papa? er Re? - De cazzi, io ve risponno:
sete cojjoni, e vve lo dico in rima.
Er pelo e er priffe è cquer che ppiú se stima
pe cquanto è llargo e llongo er mappamonno.

Er priffe e ’r pelo sò ddu’ cose uguale,
der pelo e ’r priffe sò ttutti l’inchini,
p’er priffe e ’r pelo se fa er bene e ’r male.

E una cosa dell’antra è tanta amica
cuanto la fica tira li cudrini,
e li cudrini tireno la fica.

TRADUZIONE

Sonetto 426. Un indovinello


Signori dottori, chi sa dirmi prima
come si chiama chi governa il mondo?
Quello che manda tanta gente in cima,
Quello che manda tanta gente in fondo?

Il Papa? Il Re? - Sto cazzo!, io vi rispondo:
siete dei coglioni, e ve lo dico in rima.
Il pelo e la fica è quel che più si stima
per quanto è largo e lungo il mappamondo.

La fica e il pelo sono due cose uguali,
per il pelo e per la fica sono tutti gli inchini,
per la fica e per il pelo si fa il bene e il male.

E una cosa dell’altra è tanto amica
quanto la fica attira i quattrini,
e i quattrini attirano la fica.

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