mercoledì 11 gennaio 2012

Freud e i sudici dèi


Stasera entriamo nello studio di Freud.
Sulla scrivania di marmo è schierato un esercito di demoni. Divinità egizie, etrusche, greche: Amon-RA con la testa di ariete, Iside con il figlio Horus in braccio, Pallade Atena…
Sono i demoni che Freud aveva davanti agli occhi quando scopriva il complesso di Edipo.
Trovo suggestivo immaginare l’atmosfera dello studio viennese di Berggasse 19, dove Freud scriveva i suoi libri e riceveva i suoi pazienti, scortati da questa folla di demoni. “I miei vecchi sudici dèi” li chiamava lui.
“Ho letto più di archeologia che di psicologia”, confessava lui stesso in una lettera allo scrittore Stefan Zweig. E altrove annotava: “Proprio come l’archeologo ricostruisce i muri dell’edificio dai ruderi che si sono conservati, così procede l’analista quando trae le sue conclusioni dai frammenti di ricordo dell’analizzato”. Lo psicanalista, dunque, come archeologo dell’anima. Ma quale antichità era quella di Freud? A volte la sua opera e la sua collezione di antichità sembrano illustrarsi a vicenda. Non stupisce di trovare un vaso greco che rappresenta Edipo di fronte alla Sfinge. E, forse, anche nella statuetta che mostra affiancati il faraone Amenofis I e sua madre, scoperta nella loro sepoltura comune, Freud potrebbe avere colto un aspetto edipico.
Di certo, davanti a questa ossessione per l’antico, si capisce come dalla sua scuola sia potuto uscire anche Gustav Jung, che le divinità pagane le infilava dappertutto. L’antichità di Freud è radicalmente anticlassica. Il suo idolo era Heinrich Schliemann, l’archeologo dilettante che, seguendo i sogni d’infanzia, aveva scoperto una grecità primitiva e favolosa, il mondo preistorico delle maschere d’oro dei re di Micene, così lontano dall’equilibrio apollineo celebrato dal neoclassicismo.
Usando Edipo come chiave per l’inconscio, in fondo, lo stesso Freud aveva contribuito a trasformare gli eroi antichi da paradigmi di un canone estetico o morale in simboli della dimensione più oscura dell’umano.
Concludo con un piccolo pensiero.
È stato rimproverato a Nietzsche (secondo me giustamente) di aver portato, soprattutto nelle sue opere giovanili, tra i Greci uno Schopenhauer che non ci fu. Altrettanto giustamente si potrebbe dire che alcuni autori portano tra i Greci un Freud che (fortunatamente) non ci fu.

2 commenti:

  1. "così procede l’analista quando trae le sue conclusioni dai frammenti di ricordo dell’analizzato"
    Ecco, questa la prendo al volo per raccontarti una cosina molto interessante che nessuno nota mai (e nemmeno io avevo notato). Freud lavorava sul ricordo, la sua psicoanalisi si basava sulle reminiscenze cercando di far emergere fatti, situazioni o vissuti che un tempo erano stati coscienti. Anche i sogni vengono ricondotti a questo meccanismo. L'inconscio non c'entra niente, lui lo scambia col dimenticato. Colui che viene celebrato come lo scopritore dell'inconscio in realtà non si è mai occupato di pensiero inconscio, infatti sosteneva che l'inconscio è inconoscibile (Unbewusste). Come se Colombo avesse detto che l'America c'è ma non la si può conoscere. Ed infatti Freud costruì la sua pseudoteoria su supposizioni prive di qualsiasi fondamento scientifico, senza portare niente di nuovo nella ricerca o nella metodologia di pensiero, ma avvalendosi di un pregiudizio (peraltro religioso) vecchio di millenni: peccato originale=inconscio perverso.
    Pare ovvio che con questi presupposti gli era impossibile capire qualcosa della sessualità umana, figuriamoci di inconscio. Ed infatti sentii giustamente dire che Freud, da un punto di vista teorico-scientifico, non è mai esistito. Ma la nostra "illuminata" cultura lo celebra come un grande, dando per buone le sue scempiaggini perchè non le ha mai osservate da un angolazione scientifica. Insomma la sua "importanza storica" è solo un trastullo per intellettuali da salotto o per furbastri che vogliono svuotare il portafogli ai malcapitati pazienti.
    M'è piaciuta la tua conclusione, davvero.

    RispondiElimina
  2. Sì, è proprio come tappa di avvicinamento che "tratto" Freud.
    Cioè semplicemente come primo scalino per ulteriori e più approfondite conoscenze su alcuni concetti come quello cardine di inconscio.
    Procedo lentamente, ma è una materia troppo affascinante per trascurarla.
    Quello che mi sento di dire agli altri è di prendere Freud con le molle...di non credere a tutto e di voler capire subito...leggiamo, confrontiamo e allarghiamo gli orizzonti. Vabbuò? ;-)

    RispondiElimina