sabato 30 aprile 2011

Ti prego, Zeus, fulmina chiunque sia in piazza san Pietro domani

Sono incazzato a morte.
Ma come vi permettete di rubare il Primo maggio? Tanti giorni e proprio il Primo maggio andate a scegliere per le vostre cazzate? Porca pupazza caramellata!
E l'anno prossimo come andrà? Eh? Beatificherete qualche vecchia baldracca il 25 aprile? Eh? Dite, dite!!
Invadenti, cialtroni, bastardi, castrati, cacche!
Non vi fate mancare niente, vero? Venghino siori, venghino!!!
Abbiamo la maglia santa che si lava e stira da sola, il sangue santo che si scioglie si ricondensa e assume la forma di un polaretti dolfin e dopo faremo il gioco delle tre carte con il mazzo delle vostre sorelle! Abbiamo tutti gli ingredienti, venghino pure! Vecchie pazze e vecchi pazzi vestiti come dei cretini a fare da cerimonieri!
Maledetti! Rivolete il medioevo, vero? Ebbene che torni pure sto medioevo, io sarò un cavaliere che v'infilerà la sua spada nel culo!!

venerdì 29 aprile 2011

Mettete l'eroe sulla tazza, per favore

Di solito i geni sono invidiosi del loro essere geniali e odiano chiunque voglia essere come loro. Io no.
Io apprezzo le idee geniali anche degli altri, non solo le mie.
Voglio esprimere il mio apprezzamento per quel tipo che ha proposto di mettere sui manifesti una Barbie in carrozzella per una campagna di sensibilizzazione a favore dei portatori di handicap.
Così il geniale ideatore della campagna giustifica questa geniale decisione: "Abbiamo scelto un'icona della perfezione per attirare l'attenzione. Vogliamo far riflettere i cittadini e ricordare loro che disabile è solo una parola".
Perfetto.
Spero che questa idea possa trovare molte altre applicazioni. E' facile fare la tipa culo e tette o il belloccio hollywoodiano per le compagnie telefoniche o gli alcolici. Ma avete mai visto un volto noto prestare il suo volto per problemi di emorroidi o di impotenza sessuale?
Allora, ecco la mia idea. Per attirare l'attenzione sulla pubblicità e rendere così un servizio ai cittadini propongo di mettere Superman sulla tazza, magari con un'espressione di sforzo dovuta alla stitichezza. Oppure affiggere l'immagine di Batman con l'aria triste mentre Robin gli mette una mano sulla spalla e gli dice che l'impotenza va affrontata consultando un medico.
E' una grande idea, il mio genio colpisce ancora.

giovedì 28 aprile 2011

Ulisse, ingestibile genio greco

Stamani sono andato a Napoli perchè avevo delle missioni libresche da compiere e, tra librerie ufficiali e bancarelle clandestine, ho preso tutti i libri che mi ero prefissato.
Ho preso i neoplatonici di L.S. uno scritto omosessuale censurato da B.C., ho preso 30 lezioni di L.K. un amico polacco, ho preso due circo conferenze del caro M.H., ho preso dei voli fatali di P.G. e la Bisbetica domata del grande W.S.
Poi ne riparlerò con calma.
Mentre ero in vesuviana, per scappare dalla puzza, dalla confusione e dai drocati mi sono messo a pensare come mio solito. Ho aperto un foro nella scatola cranica, mi sono adagiato sul morbido cervello tra il lobo temporale e il lobo parietale ed ho con pazienza aspettato la prima stella filante neuronale da seguire.
Eccola.
Su Ulisse le donne sono incontentabili, nel loro modo adorabile di esserlo ovviamente. Ho fatto caso che la donna capricciosa e rompipalle mantiene, se non aumenta addirittura, il suo fascino. Al contrario l'uomo capriccioso è ridicolo e l'uomo incontentabile è solo un rompicoglioni.
Torniamo a noi.
- se Ulisse resta con Calipso è un bastardo menefreghista che abbandona la povera moglie Penelope per stare con una puttanella venendo meno ai suoi doveri coniugali. E' pure un padre snaturato perchè non si cura di Telemaco ed è un re indegno perchè lascia il suo popolo in balia dei perfidi Proci.
- se Ulisse torna da Penelope è un fregnone che non sa rinunciare alla sua madre-moglie, un debole incapace di vivere un amore meraviglioso con una bella fanciulla.
Allora cosa fa Ulisse, quest'uomo dall'eclettico nous, astuto, intelligente, sempre assetato di nuove conoscenze?
Non resta come l'asino di Buridano a morire di inedia, ma agisce.
Fa un'ultima trombata con Calipso. Torna a casa, fa un culo così a tutti i Proci che gli hanno invaso la proprietà, riabbraccia Telemaco e, dopo averla condotta in camera da letto, dà a Penelope ciò che ella aspettava da anni.
Fine?
Neanche per sogno. Ulisse dopo pochissimo tempo riparte. Raduna i compagni fedeli e va all'avventura perchè ha voglia di nuovi viaggi e di nuove esperienze.
Niente fastidi, niente routine nè doveri o rotture di scatole. Parte e... ciao ciao belloni!
Fantastico.

mercoledì 27 aprile 2011

La logica del pene e il linguaggio cristallino della vagina [non c'è una sola parola inventata da me]

Quando le donne giungono al sepolcro, la domenica dopo la morte di Gesù, non riconoscono il Maestro, lo confondono con un altro. Succede anche agli Apostoli: Gesù deve mostrare le ferite, spezzare il pane per essere riconosciuto, appunto, dai gesti. È un corpo vero, di carne, ma anche un corpo glorioso. Il fatto che il suo corpo risorto non abbia le stesse fattezze di quello di prima, che cosa vuol dire? Cosa significa, esattamente, corpo glorioso? E la Risurrezione sarà per noi così?

Naturalmente, non possiamo definire il corpo glorioso perché sta oltre le nostre esperienze. Possiamo solo registrare i segni che Gesù ci ha dato per capire almeno un po’ in quale direzione dobbiamo cercare questa realtà. Primo segno: la tomba è vuota. Cioè, Gesù non ha lasciato il suo corpo alla corruzione, ci ha mostrato che anche la materia è destinata all’eternità, che realmente è risorto, che non rimane una cosa perduta. Gesù ha preso anche la materia con sé, e così la materia ha anche la promessa dell’eternità. Ma poi ha assunto questa materia in una nuova condizione di vita, questo è il secondo punto: Gesù non muore più, cioè sta sopra le leggi della biologia, della fisica, perché sottomesso a queste uno muore. Quindi c’è una condizione nuova, diversa, che noi non conosciamo, ma che si mostra nel fatto di Gesù, ed è la grande promessa per noi tutti che c’è un mondo nuovo, una vita nuova, verso la quale noi siamo in cammino. E, essendo in queste condizioni, Gesù ha la possibilità di farsi palpare, di dare la mano ai suoi, di mangiare con i suoi, ma tuttavia sta sopra le condizioni della vita biologica, come noi la viviamo. E sappiamo che, da una parte, è un vero uomo, non un fantasma, che vive una vera vita, ma una vita nuova che non è più sottomessa alla morte e che è la nostra grande promessa. È importante capire questo, almeno in quanto si può, per l’Eucaristia: nell’Eucaristia, il Signore ci dona il suo corpo glorioso, non ci dona carne da mangiare nel senso della biologia, ci dà se stesso, questa novità che Lui è, entra nel nostro essere uomini, nel nostro, nel mio essere persona, come persona, e ci tocca interiormente con il suo essere, così che possiamo lasciarci penetrare dalla sua presenza, trasformare nella sua presenza. E’ un punto importante, perché così siamo già in contatto con questa nuova vita, questo nuovo tipo di vita, essendo Lui entrato in me, e io sono uscito da me e mi estendo verso una nuova dimensione di vita. Io penso che questo aspetto della promessa, della realtà che Lui si dà a me e mi tira fuori da me, in alto, è il punto più importante: non si tratta di registrare cose che non possiamo capire, ma di essere in cammino verso la novità che comincia, sempre, di nuovo, nell’Eucaristia.
[resta da sapere di che colore è l'impermiabile di Gesù e quali parchi frequenta]

Ora a me, che il papa vada in tv, frega assai poco perchè tanto non lo guardo. Però alcune cose mi danno fastidio.
Mi dà fastidio l'invasione dei preti in tv con le loro messe e i loro discorsi strampalati (alla faccia dello Stato laico) e poi li dobbiamo pure ringraziare che si sono degnati di farlo.
Mi dà fastidio che l'umanità sia ancora preda di queste scemenze religiose. Non capiscono che la religione è una scemenza di per sè e un pericolo enorme in quanto potere.
Ma più di tutto m'ha dato fastidio un articolo apparso sul Mattino sabato scorso.
La giornalista scrive (dopo che il papa ha parlato di corpi non sottomessi alle leggi della fisica e della chimica, di una oscura quarta dimensione, della condizione dell'anima nel caso di coma vegetativo, della sofferenza del mondo di cui non abbiamo una risposta ora ma che l'avremo un giorno...); dopo tutto questo la giornalista ha il coraggio di scrivere: "Il papa con un linguaggio cristallino e con la logica riesce a sciogliere temi ardui..."
Ma cazzarola. Va bene che stai scrivendo sul papa, va bene che l'articolo lo devi pur scrivere, ma un po' di onestà intellettuale e un po' di intelligenza ci vogliono.
Maremma impestata, cosa c'azzeccano la logica e il linguaggio cristallino con i deliri religiosi?
Aspetto una risposta, chissà se arriverà.

martedì 26 aprile 2011

Due palle, una stecca e una buca. Ecco il biliardo.

Non erano fessi quei tre tizi di colore (due uomini e una donna), che davanti a una bottiglia di sangria parlavano a voce così alta che tutti gli avventori del bar, attirati da quella chiassosa conversazione, finirono per diventarne incuriositi spettatori.
Uno dei due uomini accusava il gioco del biliardo di essere razzista in modo strisciante, ma inequivocabile. Per lui il panno verde rappresentava la Terra e la pallina bianca l'uomo bianco che gestisce tutto il gioco e fa fuori ad una ad una la pallina gialla, quella rossa ecc. finchè non imbuca quella nera e tutto finisce. Uhm.
L'altro tizio, invece, ce l'aveva con le espressioni tipo l'uomo nero, avere una giornata nera, mercato nero ecc. e mostrava con questi esempi come il linguaggio comune sia razzista in modo strisciante, ma inequivocabile. Uhm.
La donna ascoltava attentamente e continuava a bere sangria. Ad un tratto disse Io posso mostrarvi che anche la donna è offesa dal linguaggio comune. Di' pure, la esortò il tipo del biliardo cattivo.
Ecco come, continuò la donna. Notate ste differenze e osservate come il linguaggio possa essere razzista contro la donna in modo srisciante, ma inequivocabile.
Un cortigiano: un uomo che vive a corte
Una cortigiana: una mignotta
Un massaggiatore: un kinesiterapista
Una massaggiatrice: una mignotta
Un professionista: un uomo che conosce bene la sua professione
Una professionista: una mignotta
Un uomo di strada: un uomo duro, scafato
Una donna di strada: una mignotta
Un uomo senza morale: un politico
Una donna senza morale: una mignotta
Un uomo pubblico: un uomo famoso, in vista
Una donna pubblica: una mignotta
Un uomo facile: un uomo con il quale è facile vivere
Una donna facile: una mignotta
Un intrattenitore: un uomo socievole, affabulatore
Una intrattenitrice: una mignotta
Un adescatore: un uomo che coglie al volo persone e situazioni
Un'adescatrice: una mignotta
Un uomo molto disponibile: un uomo gentile
Una donna molto disponibile: una mignotta
Un accompagnatore: chi fa da guida ai turisti su incarico di un'agenzia di viaggi
Un'accompagnatrice: una mignotta

lunedì 25 aprile 2011

La ballata del carcere di Reading

Eppure ogni uomo uccide ciò che ama.

Leggere Wilde è come fare il lavoro che facevano i cercatori d'oro nel Klondike; buttare un setaccio nel corso d'acqua per estrarne piccoli pezzi d'oro.
Oscar è il maestro delle frasi brillanti, degli aforismi eleganti e cinici, esperto dell'arma dell'ironia, grande costruttore di paradossi. Il paradosso è una formula che, capovolgendo un luogo comune e insinuando il sospetto del contrario, non si propone di convincere logicamente, ma mina e corrode in modo micidiale quelli che sembravano dati acquisiti.
Parlare di lui vuol dire anche sapere cos'è un esteta, cosa significa l'arte per l'arte e affrontare una questione presente pure in Baudealire circa il rapporto tra etica e produzione artistica. Ma di questo e di altro mi occuperò più in là; c'è tempo.
Stasera, invece, mi abbandono alla Ballata del carcere di Reading perchè è impressionante come sta ballata sia ineluttabile ed emozionante nel suo scorrere di versi. Non ci si può fermare, si legge tutta e le emozioni sono così intense...come dire? Sembra un canto capace di affratellarci al prossimo un po' di più.
Non c'è niente da imparare in questa ballata, ma possiamo gustare alcune suggestioni che rendono il nostro sguardo più attento verso le cose e più lirico il nostro cuore.
Riuscire a vedere un lembo di cielo nonostante una cappa di piombo gravi su di noi, ritornare a fare qualcosa che da bambini amavamo fare e cioè seguire le nuvole nella loro deriva sospinte da vele d'argento; osservare come l'albero della forca abbia per radici serpenti affamati e perchè possa generare i suoi frutti un uomo deve morire su di esso. Constatare come siano tremanti le ali della mezzanotte e il valzer orribile e gioioso dei fantasmi della notte, mentre arabeschi ridicoli sono disegnati dal vento sulla sabbia. Il Delitto, la morte della Speranza, labbra di creta senza preghiere...circondicamoci di fiori che ci guariscono dalla disperazione. I pagliacci, le scimmie, i carcerieri..io sto con le nuvole che viaggiano felici: isole di una strana libertà.
Felice il cuore che si può spezzare e raggiungere il perdono e la pace.

Io non so dire se le Legge è giusta
o se la Legge è ingiusta. So soltanto
che noi languiamo abbandonati in carcere
circondati da mura troppo alte,
dove ogni giorno è lungo come un anno:
un anno fatto di giorni lunghissimi.

E questo posso dire: che ogni Legge
creata dall'uomo per l'Uomo, dal tempo
che il primo Uomo assassinò suo fratello
ed ebbe inizio la pazzia del mondo,
rende paglia il frumento e tiene in vita
gli sterpi: allora si ingrandisce il male.

Ed anche questo so (vorrei che ognuno
lo sapesse): ogni carcere è costruito
dall'uomo con mattoni di vergogna
e chiuso dalle sbarre, perchè Cristo
non veda come gli uomini riescono
a mutilare anche i propri fratelli.

Con queste sbarre macchiano la luna
ed accecano il sole. Forse è giusto
che tengano nascosto il loro Inferno:
dentro avvengono cose che nessuno,
non il Figlio di Dio e non il Figlio
dell'Uomo, avrebbe forza di guardare.

domenica 24 aprile 2011

Questo è quello che vorrei trovare nell'uovo

Così mi piacerebbe trascorrere la Pasqua.
Sul monte Senario coi miei amici etruschi a gridare buhaioloooo a quel bischero del Melandri e poi passare il tempo tra vini pane formaggi e affettati discorrendo di quel che ci va.

sabato 23 aprile 2011

Il marxismo del vino polacco annata '69 [prima parte]

A diciannove anni, in una lettera al padre, Marx scrisse che Hegel non lo soddisfaceva.
Come mai?
Era l'elemento astratto, la logica astratta ad allontanarlo da Hegel.
Marx ha attinto molto da Hegel, ma poi ha rivoluzionato il senso stesso della filosofia.
Secondo Marx, compito del filosofo non è comprendere il mondo, ma cambiarlo.
L'uomo è in rapporto con il mondo esterno. Ha bisogno di dominare la natura, ed è questo il suo problema, tutto il resto è secondario. Marx affermava che la filosofia non dev'essere aristocratica, non deve rivolgersi a uomini fuori del comune, ma dev'essere a misura dell'uomo medio, dell'uomo che ha dei bisogni e vive nella società.
Si deve procedere a una revisione del pensiero e dei valori dall'alto verso il basso. Quel che proviene dall'alto è necessariamente un lusso, un ornamento. Quel che proviene dal basso è la realtà. Bisogna dunque partire dalla coscienza inferiore per giungere a quella superiore.
Marx ha mutuato da Hegel l'idea del divenire in un processo dialettico (tesi, antitesi, sintesi).
Inoltre ha mutuato da Hegel l'idea della storia, che si realizza per antinomie ed è propria dell'uomo, poiché per Hegel la natura è sempre la stessa, si ripete. I pianeti seguono sempre lo stesso corso e l'evoluzione delle specie inferiori – insetti, animali – è estremamente lenta e quasi invisibile.
Il mondo, secondo Marx, si presenta sotto tre aspetti:
1. Il suo materialismo. Il marxismo nega la religione, considerata come una creazione degli uomini per fuggire davanti al pericolo. E come uno strumento della classe superiore per dominare quella inferiore.
Il materialismo costituisce la negazione dell'idealismo, ossia di ogni metafisica, di qualsiasi ricorso alle idee. Per il marxismo esiste solo la realtà brutale, concreta della vita.
2. Il marxismo si definisce con la famosa formula l'essere condiziona la coscienza.
Per un filosofo classico, la coscienza era la realtà primaria, elementare. Tutto dipendeva dalla coscienza e niente poteva condizionarla.
Marx compie una nuova riduzione, di carattere sociologico, della ragione umana.
Le riduzioni del pensiero sono queste, in successione:
riduzione
riduzione antropologica
riduzione fenomenologica (Husserl)
riduzione sociologica (Marx)
riduzione della filosofia alla vita (Nietzsche)
Per comprendere l'evoluzione del pensiero, bisogna considerare queste successive riduzioni.
La riduzione sociologica presuppone che la coscienza sia condizionata dall'esistenza. La coscienza sarebbe dunque uno strumento della vita, che si è sviluppata gradualmente a partire dalla specie più bassa, in un processo di adattamento, di sviluppo dialettico, ossia in un processo naturale, come tutto.
Questo significa che la coscienza è in funzione delle nostre necessità, della nostra relazione con la natura. E poiché l'uomo non dipende soltanto dalla natura, ma anche e soprattutto dalla società, dalle condizione storiche da essa prodotte, la coscienza è formata dalla società, per cui è prima di tutto in funzione della storia umana.
3. La tesi secondo la quale il bisogno crea il valore: se siete, ad esempio, nel deserto del Sahara, un bicchier d'acqua può avere un valore enorme, mentre a Ferrara, con l'acqua della Ferrarelle, non ha pressoché valore. Questa tesi è contraria all'anarchia, al nichilismo, e anche alle teorie arbitrarie, esistenzialiste, secondo le quali non è la causa incarnata in una necessità a creare il valore, ma sono i fini che l'uomo in tutta libertà si pone.
Ad esempio, secondo Sartre, un uomo ha bisogno di acqua nel deserto, perché sceglie la vita anziché la morte. Per il marxismo, l'uomo è costretto a scegliere la vita, per cui non si può parlare di libera scelta...

venerdì 22 aprile 2011

Il manifesto di Barbie Ansiolitica

Piccola parentesi.
E' ancora in uso insultare la gente su Youtube a quanto pare. È ancora una cosa che va molto per la maggiore. Tutto ciò è un po' demoralizzante e demotivante, soprattutto se è da parte di gente più grande di me. Se non siete in grado di dare delle motivazioni a ciò che pensate e li sostituite con degli insulti bè, fatevi qualche domanda.
Ad ogni modo, cinque minuti di video starebbero a testimoniare che io non ho nulla da fare nella vita? Sotto quale percentuale o statistica tutto ciò potrebbe essere confermato? Oppure: "vuoi parlare di cose serie e fai vedere la linea del seno?" Siamo nel 2011 secondo me indipendenza vuol dire poter andare in giro anche come una baldracca, ma dire cose sensate. Vestirmi da camionista non vuol dire che io sia una persona intelligente, essere sciatta non vuol dire essere sinonimo di intelligente o di persona seria. Poter andare in giro anche con qualsiasi cosa che può essere trovata ridicola in questa cultura perchè basta cambiare nazione e magari cambiano gli usi e costumi e il termine della decenza è molto differente. Una maglietta scollata non credo che faccia di me una persona lasciva o promiscua; insomma non siamo nel XVIII secolo santo cielo!
Credo che la sensualità vada divisa dal femminismo e cose del genere e come è stato commentato. Sono due cose separate, non vuol dire che io devo scimmiottare i vestiti maschili, reprimere qualsiasi particolarità tipica del sesso femminile per essere presa in considerazione.
Questa è l'apoteosi del maschilismo, credo, e invece viene spesso usata dal femminismo. Non siamo per nulla d'accordo e non sono neppure d'accordo con le persone che criticano il modo come vengono dette le cose; secondo me le cose vanno valutate per quello che sono...nel concetto.
Io posso venire qui vestita da panda e dirvi un trattato filosofico non per questo dovrei essere presa meno in considerazione solo perchè sono vestita da panda, per esempio.
Però se secondo voi le cose vanno dette in un modo serio e con tono funereo bè, il problema non è mio. Io so che sono nel giusto, voi dovreste rivedere il vostro metodo di giudizio. Se non riuscite a capire la differenza tra realtà e finzione del web, avete abbastanza dei problemi.
Solo perchè carico un video su Youtube non vuol dire che voi siete autorizzati a darmi della faccia di zoccola come mi avete scritto e della battona, della puttana e cose del genere.
Io ho una educazione differente a quanto pare, bò non so...qualcuno potrebbe dire “bè potresti disattivare i commenti”, ma disattivare vorrebbe dire censurare certe persone e questa gente esiste, il problema è che esiste non che lo dice.
Perchè altrimenti...però vabbè, se il vostro mezzo di sfogo è Youtube per sfogare la vostra sessualità repressa tanto vale visto che molti dei commenti erano a sfondo sessuale, sia a livello come insulto e sia a livello “chi si vorrebbe montare questa metta pollice verde”; però vorrei sottolineare il fatto che era ridicolo. “Hai fatto questo video per forza, perchè...” hanno mostrato una mia foto!, cioè voi come vi sentireste se una persona mostrasse una vostra foto senza nemmeno chiedervelo?
E dai, scherzate nella vostra categoria, con la vostra faccia, dicendo che sono delle persone che si fanno anche quindici persone in un giorno, o che sono vip o che passano la vita su internet, così...
Io ho una vita media di internet come tutte le persone, lo uso soprattutto per documentarmi visto che la documentazione riportata dai telegiornali non mi soddisfa, la trovo faziosa e quindi uso internet.
Uso internet per questo e per dar voce a ciò che penso; ciò che penso può essere anche in un video dove la gente non capisce se io sto facendo sul serio oppure sto prendendo per il culo tutti.
Non ascoltava nemmeno ciò che dicevo nel video e ciò che io spiegavo nel video che non centrava niente con me veniva lo stesso messo lì.
Naturalmente trovo molto stupido generalizzare, non tutti i commenti sono stati così, come è stupido generalizzare con commenti riguardanti il pronome noi voi loro. In genere questi pronomi vengono sempre usati in tono fazioso, in tono di sfida come se fosse un match: due squadre, io tu noi voi...così.
E invece è abbastanza stupido perchè internet dà la possibilità di...non è una televisione, non è dove parlo io a molti e loro non possono rispondermi. Non sono il Papa che parla da un palazzo e voi non potete rispondermi...internet qualsiasi persona può scrivere la sua opinione in antitesi alla mia.
Quindi questo noi voi loro lo trovo abbastanza squadristico quasi, brutta parola però purtroppo è vero. In genere sì, le generalizzazioni portano sempre a voi noi, che poi le generalizzazioni sono sempre abbastanza stupide. Preferisco persone che dicono “la maggior parte delle persone” e non “voi siete così”, perchè è logico è come se io dicessi “i romani sono in una maniera”, anche se è un appellativo positivo non è mai reale perchè c'è sempre una persona che non rappresenta quella classificazione.
Vabbè, devo uscire. Ciao.

giovedì 21 aprile 2011

Come diavolo si chiama sta sindrome?

Mi sto rimpinzando di birra e pastiera inframezzati da meravigliose sigarette, quindi sono felice.
Però c'ho un rovello nel cervello che non riesco a risolvere e ciò mi cruccia. Vedete se potete aiutarmi.
In pratica conosco i sintomi di una malattia, ma non ne conosco il nome. Cioè sono a conoscenza dei segni di una sindrome, ma non li so unificare in un solo concetto. Ciò mi turba in altissimo grado e non ho nessuno barra nessuna a cui chiedere.
Andiamo con ordine.
Il caso da esaminare è questo: una donna tratta di merda tutti gli uomini che incontra (e cerca di incontrarne il più possibile) e poi si lamenta che gli uomini sono stronzi barra bastardi e si attacca tantissimo a questo ruolo di povera donna vilipesa dal bruto maschio. Capito? Questo è il quadro clinico, ma ci sarà pure un nome che la indica. Ecco, io cerco questo sol nome.
Lancio un SOS attraverso il mondo di internet e dei blog. Chi mi aiuterà avrà come ricompensa la ricetta dell'elisir di lunga vita.
Ovviamente non fate i furbi e non rispondetemi che è una che sta for' cà cap, questo lo so già. Siate scientifici.

mercoledì 20 aprile 2011

Chi ha il coraggio di dire al soldato Capuozzo, che ha pelato 15 chili di patate, che stasera per contorno ci son le carote?

Non ho l'età
per cosa, scusa?
Non ho l'età per amarti
maddai, si è sempre detto che l'amore non ha età. poi perdonami, ma chi t'ha parlato d'amore! ci conosciamo appena....
Non ho l'età per uscire sola con te
oè, m'hai preso per un orco? se hai una baby sitter bona, possiamo uscire pure in tre.
E non avrei
cosa??
Non avrei
soldi? tranquilla, offro io.
Nulla da dirti
vabbè, ma che pensieri fai? ceniamo, passiamo una bella serata. vedrai che dopo qualche timidezza iniziale sarai a tuo agio.
Perché, tu sai
io? se non me lo dici, non lo so.
Molte più cose di me
no. a parte che io non so mai nulla, ma poi le donne sanno enciclopedie, noi poche pagine stracciate.
Lascia che io viva
e mica ti voglio ammazzare...
Un amore romantico
ah bè...stai ancora con l'illusione del principe azzurro?
Nell'attesa
Che venga quel giorno

sì, aspetta il principe..hai voglia a restare zitella...
Ma ora no
dài, su! ti prometto che facccio il bravo....
Non ho l'età
oh, ma sei fissata! ma quanti hanni hai? dalle forme mi sembri più che maggiorenne...
Non ho l'età per amarti
ora sei equivoca. che vuoi dire? che hai l'età solo per una botta e via?
Non ho l'età per uscire sola con te
ci risiamo; pretendi un'ammucchiata?

Se tu vorrai
cosa?
Se tu vorrai
cosa dio mio??
Aspettarmi
sèèè, ciao core!!!
Quel giorno avrai
ma io non la pretendevo al primo appuntamento, sono un gentiluomo.
Tutto il mio amore per te
ma non fa nulla, tienilo pure serbato con cura st'amore. per ora mi accontento di un'uscita.

Lascia che io viva
tu vivi, ma così sei tu ad uccidere me.
Un amore romantico
ho capito, vengo con la giacca di tweed e un mazzo di rose rosse con l'anello di brillanti nascosto nel mezzo.
Nell' attesa
Che venga quel giorno

l'attesa facciamola breve. ti va domani sera alle 19?
Ma ora no
come ora no? ora o mai più! se non ora, quando?
Non ho l'età
sai che forse hai ragione? sembri una settantenne rincoglionita che ripete sempre le stesse cose.
Non ho l'età per amarti
indossi minigonne, ergo l'età per amarmi ce l'hai eccome.
Non ho l'età per uscire sola con te
mi sa che non ho speranze...questa è andata...
Se tu vorrai
no, mi sta passando la voglia...
Se tu vorrai
forse è meglio andare a giocare a poker con gli amici.
Aspettarmi
il mare è pieno di pesci, cocca mia...
Quel giorno avrai
io invece un vaffanculo te lo do subito.
Tutto il mio amore per te
ma manco li cani, scusa ora vado. tu l'età ce l'hai è il cervello che ti fa difetto.

martedì 19 aprile 2011

Una donna ci chiede se esiste un anticoncezionale sottocutaneo

Certo. Si chiama cellulite.

Sono giorni strani quelli che precedono la Pasqua.
Diavoli che vanno in giro, mostri che fanno capolino, zombies che resuscitano per fumarsi una sigaretta (e questo è un brutto segno) ma gli incontri più interessanti sono i deficitari.
Il deficitario è colui che ha una colossale mancanza d'esprit e uso questo termine francese perchè sono un po' cartesiano, faccio una bella figura con il termine transalpino, perchè poi in effetti non so che bene che cazzo significhi e soprattutto non si offende nessuno. Dite ad una persona che è deficitario di buon senso, intelletto o ingegno - si offenderà. Ditegli, invece, che è deficitario d'esprit; rimarrà un attimo sospeso su quello "spr" pronunciato con la bocca che assume la forma del culo di gallina e crederà che gli abbiate semplicemente detto che non è molto spiritoso.
In rete si fanno gli incontri più disparati nel bene come nel male, ciò vuol dire pure al di là del bene e del male.
Ho incontrato dei tipi che abitano in una repubblica della satira assolutamente libera e senza freni. Non hanno ritegno per nessuno e non hanno paura di affrontare qualsioglia argomento. Non ti fanno propriamente ridere, ma ghignare e il ghigno trovo che sia uno dei modi per liberarsi dalle tossine e stare bene. La satira non deve far ridere, non c'è scritto da nessuna parte; la satira è un genere letterario che vuole evidenziare le contraddizioni della società e mettere in discussione l’ordine costituito attraverso qualsiasi artificio dialettico l’autore ritenga necessario, ivi compresi la blasfemia, il turpiloquio, l’insulto gratuito e discriminatorio. Insomma, tutto ciò che sapete sulla satira è sbagliato. Specialmente se ve l’ha detto Daniele Luttazzi.
Si incontrano altresì delle persone contraddittorie. Si dichiarano lettori, ma uno di essi smette di leggere appena vede un discorso diretto non segnalato dalle virgolette, dai trattini ecc. Insomma un impedito che non leggerebbe Saramago a sto punto (eppure si trattava di un testo breve, quindi o fai un piccolo sforzo o almeno non confessare st'impedimento da cazzone). L'altra lettrice siccome non trova accordi tra il titolo e il testo si blocca. Sì, avete capito bene. Lei legge il titolo e poi legge il testo (e fin qui...), ma poi il testo non capisce cosa c'azzecchi col titolo e non riesce a dire se il testo è buono o no. Si blocca, va in catalessi e ci vogliono due battaglioni di psicoanalisti per farla tornare normale. Insomma il tipo l'avevo già inquadrato come un vecchio grassone buonista e saccente, l'altra fa parte di una pericolosissima categoria e cioè quella delle donne che credono che poetico sia l'andare spesso a capo.
L'ombra della
sera
scende sulle
case,
chi non
ha pagato
la bolletta
scorge
la salvezza
in candide
candele.
Si incontrano persone che avevano scelto di rimanere sommerse, facendo proprio il silenzio con tutta la sua maestosa regalità per poi riemergere e sparare cazzate. E allora vedi? Rimani sommersa che è meglio. Ho tanti difetti, ma non quello di credere a stupidaggini mal costruite. Impegnati un po' di più o frequenta coloro che credono che l'influenza A sia davvero esistita.
Si incontra anche un medico perchè m'è venuto un favo sotto l'ascella e quindi dovrò incontrare anche un farmacista per le medicine. Ciò mi rende nervoso, ma che fa...tra poco ci son le vacanze pasquali e andrò a pesca in qualche mare tropicale.

lunedì 18 aprile 2011

Habemus Papam

Ogni tanto mi piace avere qualcosa in comune con la massa e per questo sono andato a vedere il film del momento: Habemus Papam di Moretti. Certo, l'ho visto pure perchè mi piace il caro Nanni.
Ho letto che Moretti del suo film dice che è una commedia. Bene, allora prendiamola così.
E' un film leggero, nonostante si parli di qualcosa di "grosso" come la Chiesa Apostolica Romana ed il Vaticano.
Già quel giornalista così cretino e quel cardinale che cade a terra quando manca la luce ce lo fa capire, ma non solo.
In una scena un cardinale dice allo psicoanalista (Moretti): "L'inconscio è inconciliabile con la nozione di anima". Stop. Non si approfondisce la cosa nè lo psicoanalista risponde con qualche frase importante. Si vede che non vuole essere un film nè profondo nè intellettualistico.
Si gioca a scopa, a pallavvolo, un panzone di guardia svizzera mangia dolci nelle stanze papali.
Il tema è incentrato sul gran rifiuto di dantesca memoria, sull'impossibilità per un uomo di caricarsi di una così grossa responsabilità.
Il tema dell'uomo che preferisce lasciarsi condurre che farsi conducente è antico e questo film è un'ulteriore piccola riflessione su ciò.
A me è piaciuta l'idea del papa come attore che ha voglia di recitare sì, ma un piccolo ruolo nel Gabbiano di Cechov riscattando così pure una sua ambizione
giovanile.
Ho apprezzato pure la rappresentazione dei cardinali per quello che sono: uomini anziani con tutte le loro manie, malattie e medicinali che vestono in un modo alquanto bizzarro.
Alla fine io sono un attore, voi siete degli attori, il papa è un attore e non sempre riusciamo a sopportare la parte.
In conclusione: a'Morè, potevi dare di più e scusami se ti faccio soffrire della sindrome del "più bravo di tutti".

p.s.1 M'è rimasto un dubbio: come faccio a sapere se soffro di un deficit d'accudimento?
p.s.2 Ho pagato 3 euro e 50 ed è un prezzo onesto. Sapete che incazzatura pagare una semi-hahata tipo 8 o 10 euri??? Che il cinema abbassi i prezzi, please. Attori e registi non devono mica essere miliardari a mie spese...

domenica 17 aprile 2011

Diane aveva ragione...

Ogni generazione di adolescenti ha avuto il suo film culto. Negli anni '50 forse Gioventù bruciata, nei '60 Easy rider, nei '70 Arancia meccanica, negli '80 Scarface e noi, diciassettenni a metà degli anni '90, abbiamo avuto Trainspotting.
Ricordo ancora che organizzammo la visione del film (ancora con la cara vhs) a casa di un amico, e non ci mancava nulla. Birra, vino, canne e grandissime risate soprattutto nelle scene dove c'era Spud. Ovviamente trovammo il film mitico perchè poi cosa non lo è a quella età? Giusto la triade genitori-scuola-professori. Per il resto è tutto ok, tutto da vivere e da godere. A diciassette anni non hai molte vite da gestire, impegni da affrontare e problemi da risolvere. Non te ne fotte niente di niente e passa quella canna cacchio!!
A me piaceva Begbie come personaggio e mi piaceva un sacco l'attrice che interpretava Diane. Senza contare poi la colonna sonora da applausi; con sto film scoprii Lou Reed e quella grandissima canzone che è Perfect Day.
Stasera voglio omaggiare Mark Renton perchè lui è uno che non tradisce i veri amici e alla fine ce la fa, e si compra pure quella mega televisione del cazzo.
Salute a te Rent! vero precursore degli Ingestibili.

sabato 16 aprile 2011

Quando le coincidenze non coincidono avremo lamiere accartocciate e quando le coincidenze coincidono avremo splendidi incroci dove ci saranno fazzoletti a solo un euro

Ma guarda un po', il sabato abbiamo problemi eh?
Proprio il sabato.
Non conosco nessuno che abbia impegni barra impedimenti il mercoledì o il giovedi, tutti il sabato.
Strano.
E allora diciamola sta verità, in questa scuola dove non si fa altro che insegnare e non c'è nessunissima dannata altra attività, andare a scuola il sabato è una grande rottura di coglioni e questo vale sia per gli insegnanti sia per gli studenti.
Dopo che per cinque giorni non hai fatto altro che parlare e parlare e i ragzzi non hanno fatto altro che ascoltare ed ascoltare, il sabato ne hanno tutti le palle piene.
Ieri ho visto una trasmissione dove un tizio parlava dell'importanza di fare musica a scuola perchè la musica è un modo unico e bellissimo di esprimersi, che l'armonia e la melodia non possono far che bene all'animo del giovane e blà blà blà. Bravo, concordo.
Ma dove cazzo è possibile se non in qualche scuola di ricconi o pochissime isole fortunate? Mi piacerebbe tanto che la scuola fosse un luogo più ricco di stimoli, più vario per quanto riguarda l'insegnamento; film, documentari, musica, vere lezioni di disegno e non quella stronzata di un'ora alla settimana dove non si impara un tubo. Purtroppo son sogni vani, al potere non conviene avere tantissime scuole al top. Avremmo gente più istruita, più ricca, forse più felice - tre pessime qualità per il potere.
Dicono che non ci sono i soldi...la madonna il Paese più tassato al mondo non ha i soldi...già, che strano. Dove e a chi vanno i soldi? Questo è il problema caro mio, il resto è salotto. Poi però due miliardi (sì, due miliardi) di euro per la politica dei partiti ci sono, nevvero? Sta di fatto che siamo un popolo di merda, degli incivili perchè l'evasione fiscale arriva al 38% e al Sud tocca soglie del 66%!!! Che schifo...
Comunque ritornando al problema del sabato. Il sabato è utile per farsi i week end e nessun professore ha voglia di andare a scuola e lavorare.
Io quest'anno ero l'ultimo arrivato e m'hanno rifiliato tutto il pacco. Io non ho battuto ciglio perchè non mi pesa e poi penso che sono un privilegiato e che ci sono lavori molto più brutti al mondo.
Ora però la situazione è cambiata, di ultimi arrivati ce ne sono altri ma lo stesso mi volevano rifilare il pacco.
Mi sono opposto, perchè devo fare quattro ore e gli altri nulla? Ne faccio due e il resto dividetele. Questo per dimostrare come sono accomodante. La tipa che fa l'orario piange (letteralmente) per ogni piccola sciocchezza, forse ha problemi di ipersensibilità. L'ho fatta sfogare e le ho ripetuto il concetto. Un'altra prof. ha messo in mezzo i figli, un'altra che ha la casa in Cilento da sfruttare, un'altra ecc. ecc.
Allora ascoltate bene, ve lo dico scandito: S T I C A Z Z I. Capito?
Morale della favola, ho ottenuto di fare due ore (com'è giusto) e dopo ho dovuto affrontare pure quella cafona della segretaria. Questa è scema, io faccio il mio dovere e pare che me la vuole scarduliare. Risposta per le rime, cacchio.
Questi son scemi, a volte si scordano che non pagano.

venerdì 15 aprile 2011

Ah, quei deliziosi farmaci egizi...

Telemaco e il figlio di Nestore arrivano a Sparta e ci risiamo: trovano di nuovo la corte e il popolo in pieno banchetto, ma stavolta non è per un festa consacrata agli dèi; è un matrimonio doppio, si stanno sposando i figli del re Menelao.
Etodeo, un servitore di Menelao, quando li vede chiede al re se deve farli entrare o mandarli via. E si becca un cazziatone di quelli grossi: l'ospitalità è sacra!
A tavola tra un sorso di vino e un pezzo di carne Menelao rimembra le gesta e le sventure dei combattenti di Troia.
In questo canto compare la famosa Elena che, vedendo suo marito e gli ospiti profondamente turbati, versa una droga egizia (donatale dalla regina Polidamna) nel vino per alleviargli il dolore.
Nestore racconta a Telemaco il suo incontro con Proteo, il vecchio dio marino dalle mille forme e dalla profonda saggezza, che gli rivelò la sorte di Ulisse "prigioniero" della ninfa Calipso.
Intanto Penelope ha saputo del viaggio intrapreso dal figlio e ovviamente il suo cuore palpita per la preoccupazione, ma non è finita qui. Quasi sviene quando un araldo gli rivela che i Proci vogliono tendere un agguato a Telemaco sulla via del ritorno. Riusciranno nell'impresa? E Telemaco, lasciata Sparta, dove si dirigerà?
Elena e Penelope non sono le uniche donne che compaiono nel corso della narrazione, ma altre ve ne sono ognuna con un ruolo e una funzione diversa. Soprattutto quando c'è bisogno di aiuto e consiglio.
Ci sono la onnipresente dea Atena, la nutrice Euriclea, la figlia di Proteo Eidotea e la sorella di Penelope Iftime.

giovedì 14 aprile 2011

Alienazione

Il termine, che nel linguaggio comune significa perdita di un possesso, di un affetto o dei poteri mentali, è stato adoperato dai filosofi in alcuni significati specifici.
1. Nel Medioevo fu talora usato per indicare un grado dell'ascesa mistica verso Dio. Così Riccardo di San Vittore considera l'A. come il terzo grado dell'elevazione della mente a Dio (dopo la dilatazione e la sollevazione) e ritiene che essa consiste nell'abbandono della memoria di tutte le cose finite e nella trasfigurazione della mente in uno stato che non ha più nulla di umano. In questo senso l'A. non è che l'estasi.
2. Il termine fu adoperato da Rousseau per indicare la cessione dei diritti naturali alla comunità effettuata con il contratto sociale. "Le clausole di questo contratto si riducono a una sola: l'A. totale di ciascun associato con tutti i suoi diritti a tutta la comunità".
3. Hegel adoperò il termine per indicare l'estraniarsi della coscienza a se stessa, per il quale essa si considera come una cosa. Questo estraniarsi è una fase del processo che va dalla coscienza all'autocoscienza. "L'A. dell'autocoscienza pone, essa proprio, la cosalità, onde questa A. ha significato non solo negativo ma anche positivo, e ciò non solo per noi o in sè, ma anche per l'autocoscienza stessa. Per essa il negativo dell'oggetto o l'autotogliersi di quest'ultimo ha un significato positivo, cioè se stessa; infatti, in quella A. essa pone sè come oggetto o, in forza dell'inscindibile unità dell'esser-per-sè, pone l'oggetto come se stessa, mentre d'altra parte in quest'atto è contenuto l'altro momento ond'essa ha tolto e ripreso in sè medesima quest'A. e oggettività, essendo dunque, nel suo esser altro come tale, presso di sè. Questo è il movimento della coscienza, la quale in tal movimento è la totalità dei propri momenti".
Questo concetto puramente speculativo viene ripreso da Marx nei suoi scritti giovanili per descrivere la situazione dell'operaio nel regime capitalistico. Secondo Marx, Hegel ha avuto il torto di confondere l'obiettivazione, che è il processo per il quale l'uomo si fa cosa, cioè si esprime o si esteriorizza nella natura mediante il lavoro, con l'A. che è il processo per cui l'uomo diviene estraneo a sè fino al punto di non riconoscere se stesso. Mentre l'obiettivazione non è un male o una condanna perchè è la sola via attraverso la quale l'uomo può realizzare la sua unità con la natura, l'A. è invece il danno o la condanna maggiore della società capitalistica. La proprietà privata produce l'A. dell'operaio sia perchè essa scinde il rapporto dell'operaio col prodotto del suo lavoro (che appartiene al capitalista) sia perchè il lavoro rimane esterno all'operaio, non appartiene alla sua personalità, "quindi nel suo lavoro egli non si afferma ma si nega, si sente non soddisfatto ma infelice... E solo fuori del lavoro si sente presso di sè, si sente fuori di sè nel lavoro". Nella società capitalistica il lavoro non è volontario ma costretto perchè non è soddisfacimento di un bisogno, ma solo un mezzo per soddisfare altri bisogni. "Il lavoro esterno, il lavoro in cui l'uomo si aliena è un lavoro di sacrificio di se stessi, di mortificazione".
Questo uso del termine è diventato corrente nella cultura contemporanea, non soltanto nella descrizione del lavoro operaio in certe fasi della società capitalistica, ma anche a proposito del rapporto tra l'uomo e le cose nell'età della tecnica: giacchè sembra che il predominio della tecnica "alieni l'uomo da se stesso" nel senso che tende a farne l'ingranaggio di una macchina.
Sartre è tuttavia ritornato, anche da questo punto di vista, al concetto hegeliano dell'A. intesa come "un carattere costante dell'oggettivazione qualunque essa sia": dove si intende per "oggettivazione" qualsiasi rapporto dell'uomo con le cose o con gli altri uomini. Marcuse a sua volta ha considerato l'A. come la caratteristica dell'uomo e della società "a una sola dimensione", cioè come la situazione nella quale non si distingue il dover essere dall'essere e perciò il pensiero negativo, o la forza critica della Ragione, è dimenticata o messa a tacere dalla forza onnipresente della struttura tecnologica della società.
Nel linguaggio filosofico-politico oggi corrente il termine ha i significati più disparati che dipendono dalla varietà dei caratteri su cui si insiste per la definizione dell'uomo.
Se l'uomo è ragione autocontemplativa (come riteneva Hegel), ogni suo rapporto con un oggetto qualsiasi è A. Se l'uomo è un essere naturale e sociale (come riteneva Marx) è A. il suo ritirarsi nella contemplazione. Se l'uomo è istinto e volontà di vita, è A. ogni repressione e diminuzione di tale istinto e volontà; se l'uomo è razionalità operante o fattiva è A. il suo affidarsi all'istinto. Se l'uomo è ragione (comunque intesa), è A. il suo rifugiarsi nella fantasia; ma se è essenzialmente immaginazione e fantasia, è A. ogni sua disciplina razionale. Infine, se l'individuo umano è una totalità autosufficiente e completa, è A. ogni regola o norma che venga imposta, in qualsiasi modo, alla sua espressione.
L'equivocità del concetto di A. dipende dalla problematicità della nozione di uomo.

mercoledì 13 aprile 2011

L'indifferente

Ebbi la fortuna di leggere questo libro nei pressi del teatro L'Opéra National de Paris, proprio dove è ambientata una scena di questo libro. Potete immaginare, quindi, in che rapimento spirituale fossi.
E' un testo minore di Proust, un testo reietto. Lo potreste usare come aperitivo a quell'opera colossale che è la Recerche.
Ma di cosa parla, cosa c'è in questa novelletta degli anni giovanili di Marcel?
Perchè lo scrittore la andò a ripescare in biblioteca su una rivista dove l'aveva pubblicata e la rilesse per anni?
Forse perchè gli piacevano alcune intuizioni che vi aveva avuto? Forse perchè gli interessava il meccanismo che porta la protagonista a innamorarsi di un tizio solo perchè costui rimane indifferente? Forse perchè era attratto dal vizio di Leprè di riuscire ad amare solo le donne sordide e l'effetto che questo aveva sulla donna? Forse perchè lo interessava il meccanismo dell'amore che non è sentimento (in questo caso), ma ricerca d'autostima? Forse perchè lo divertiva il contravvenire di Madeleine alle più semplici regole della civetteria? Forse perchè era interessato a quella strana predisposizione umana che è il capriccio?
Che sentimento è l'amore quando nasce dall'indifferenza?
Se una passione nasce come rincorsa, come ricerca eccentrica e ossessiva del possesso, allora forse non è passione. Il sentimento amoroso non è più un altruistico concentrarsi su di un essere umano che suscita la nostra ammirazione, il nostro compiacimento; al contrario: il sentimento amoroso è tutt'al più una ennesima riconferma di noi stessi, della nostra autostima. Rincorrere chi non ci ama è la non accettazione di un interesse che si vorrebbe suscitare negli altri e non nasce. E', dunque, l'insoddisfazione, l'amara sconfitta che sceglie l'oggetto del nostro amore, non più la volontà o, ancora, come dovrebbe essere, il sentimento.
Allo stesso modo, sempre secondo meccanismi inconsci, si idealizza chi ci rifiuta, anche quando ha difetti evidentissimi, a tal punto da chiedersi: perchè mai io non posso ambire a tanto?
Leprè pare assente, non concede alcuna considerazione a Madeleine, che, per contro, non ha altro pensiero che l'uomo che l'ha ignorata. Ed ecco che il sentimento, o quello che dovrebbe essere definito tale, si trasforma in capriccio.

martedì 12 aprile 2011

din don terza domanda: Alle donne del castello piace fare solo quello

Anni fa, quando ero uno studente della facoltà di Storia, odiavo la Storia Medievale.
Condividevo con altri ragazzi la passione smodata per il Novecento e la gran voglia di sapere cos'era successo dagli anni '60 in poi. Non ce ne fregava una ceppa manco delle due Guerre mondiali, volevamo la contemporaneità. Facevo anche parte di un gruppetto che approfondiva la Questione Meridionale, ma questo è un altro discorso.
Col passare del tempo, però, devo ammettere che la Storia Medievale mi ha conquistato per la semplice ragione che tutto (o quasi) quello che siamo e che c'è oggi nasce lì.
L'arrivo di nuovi popoli, i franchi e i teutoni; la formazione di Stati nazionali come Francia e Germania, la frattura politica che taglia in due l'Italia assoggettata da vari popoli (fenomeno che durerà secoli), la chiamata da parte dei signorotti locali di re e imperatori stranieri. Il sistema feudale e la servitù della gleba. Il cristianesimo che proprio nei secoli medievali arriva in Europa e si afferma come religione delle masse e soprattutto dei potenti. Il papa, lo Stato della Chiesa. La nascita dei comuni, lo scontro con l'Islam. Questi e altri fatti storici sorgono tutti nei secoli medievali.
Certo per alcuni aspetti il medioevo continua a starmi sul cazzo. La filosofia medievale, per esempio, è terribile così schiava dei preti e delle scemenze teologiche.
Nel medioevo, e concludo, si affermò la visione della società divisa in tre grandi classi.
Quelli che pregavano per la salvezza dell'anima di tutti (oratores), quelli che combattevano per difendere sè e gli altri (bellatores) e quelli che lavoravano per il bene della comunità (laboratores).
In pratica quelli che non fanno un cazzo, quelli che cacano il cazzo e quelli che si fanno il mazzo.
Una divisione, mi pare, valida ancora oggi.

lunedì 11 aprile 2011

Fatti l'habitat

Prima di affrontare l'interfaccia sessuale, preoccupiamoci che la casa abbia un'area idonea e funzionale a tale attività.
Questa area servirà da "zona di riscaldamento" per un processo di transizione cruciale: dalla fase di seduzione a quella dei preliminari al rapporto sessuale vero e proprio. Ogni elemento dovrà contribuire a creare l'atmosfera e lo stato d'animo desiderati.
Il primo elemento da definire è il divano. Assicuriamoci che abbia le dimensioni idonee, sia collocato in un punto strategico e, soprattutto, sia comodo.
Il divano dovrebbe essere abbastanza largo per ospitare due persone, ma non così tanto da farle sedere a più di un braccio di distanza.
Posizionatelo in un'area facilmente accessibile, ma lontana dalle principali zone di passaggio (per esempio l'accesso alla camera da letto o alla cucina e il passaggio dalla cucina al bagno).
Il divano deve essere comodo e rilassante. Verificate che i cuscini non siano talmente soffici da farvi sprofondare, limitando la vostra mobilità. Una morbidezza eccessiva può infatti ostacolare le varie manovre e un agile riposizionamento durante la seduzione e i preliminari.
Esaminata la centrale questione del divano, passiamo ad elementi secondari ma ugualmente importanti.
Bevande: ricordate che un po' d'alcool aiuta a rilassarsi e a essere più ricettivi al processo di seduzione, abbassando il livello di stress e i freni inibitori. Dotatevi di scorte di super alcolici vari, oltre a birra e vino. Non dimenticate di avere, altresì, pure succhi di frutta e bibite gassate. Esistono pure le astemie.
Tavolino: collocatelo davanti o accanto al divano, che funga da base di appoggio per bicchieri e altri oggetti.
Musica: le vibrazioni musicali possono mettere una persona nello stato d'animo giusto e rilassarla; hanno anche il vantaggio di coprire altri rumori dall'esterno o dagli appartamenti vicini. Tenete pronta una buona scelta di brani per soddisfare qualsiasi gusto musicale.
Luce: Rimuovete lampade o lampadine che emanino una luce troppo intensa o diretta. Un'illuminazione "aggressiva" può bloccare o intimidire una persona. Sostituite le lampadine ad alto voltaggio con altre più fioche e sistemate le lampade in modo da ottenere una luce morbida e soffusa: si creerà subito un'atmosfera più rilassante.
Un ultimo consiglio: nell'allestire la location prevedete anche attività alternative divertenti, come un gioco da tavolo o un televisore: molti soggetti tendono a chiudersi a riccio di fronte ad approcci seduttivi troppo diretti. Distrarsi un po' dopo essere arrivati a casa può alleviare la tensione e rendere entrambi più propensi al rapporto sessuale.

sabato 9 aprile 2011

Canini alla giostra

(il quadro è stato dipinto dal Tesorello)


Venerdì scorso mi trovano in ufficio seduto alla mia scrivania lavorando come al solito il meno possibile. Il pc era acceso e avevo due pagine aperte: una riguardava le pratiche che avrei dovuto sbrigare quel giorno, l'altra su wikipedia dove leggevo articoli dedicati alla storia della mafia, le biografie di Al Capone, Lucky Luciano e altri simili personaggi.
Nella stanza, oltre il sottoscritto, c'erano altri tre impiegati, colleghi di sventura in quella galera burocratica situata al nono piano di un grattacielo della metropoli partenopea.
Giuseppe Gazzoli, detto Peppone, per la sua pancia enorme, con i capelli più grigi che neri arruffati e la barba lunga di almeno una settimana che smanettava con lance e spade al computer impegnato in non so quale dannato gioco di ruolo; Flavio Saponetti, il raccomandato, il fresco laureato, lo scemo patentato che sonnecchiava bellamente con la testa appoggiata sulle braccia che teneva conserte sul tavolo. Ogni tanto s'alzava di scatto, strabuzzava gli occhi e poi tornava a dormire. Infine c'era lei, la signorina De Petis, seduta con le gambe accavallate in modo tale da mostrare bene le cosce intenta a rifarsi il trucco. Quando la signorina De Petis (di cui non conosco il nome perchè non dà confidenza a nessuno) indossa le sue minigonne, è facile comprendere che è un piacere venire al lavoro e si riesce a sopportare meglio l'alzarsi presto la mattina e il dover affrontare dapprima una metropolitana affollata e puzzolente e poi una noiosissima giornata di lavoro.
Tutto era tranquillo quella mattina, tutto filava come al solito quando d'improvviso la porta si spalancò senza che nessuno avesse bussato e sull'uscio si stagliò l'imponente figura del dottor Stazzarone, il nostro temuto e venerato capoufficio.
Noi quattro scattammo in piedi contemporaneamente ed esclamammo a tutta gola Buongiorno signor direttore!
Il dottor Stazzarone ci guardò come si guarda della merda di cane che finisce in un rigagnolo durante un temporale, poi disse Comodi, comodi.
Avanzò di qualche passo dentro la stanza dirigendosi proprio verso di me e notai che aveva una busta bianca rettangolare in mano. Ci siamo, pensai, ecco sto stronzo che viene a licenziarmi...
Signor Pelcane, cominciò l'esimio con voce stentorea, da quant'è che lavora in codesto ufficio?
Prima di rispondere mi venne automatico cercare di capire se alla parola “lavora” ci fosse un sottofondo ironico d'accompagnamento; mi parve di no e risposi nel modo più secco e asciutto che potei Cinque anni e mezzo, signor direttore.
Cinque anni e mezzo, ripetè lui, e sembrò rimanere pensieroso su quel mucchietto di tempo. Bene signor Pelcane, riprese dopo un po', in questa busta ci sono due biglietti per la Carmen di Bizet, spettacolo che si terrà stasera al Teatro Ludwig Vonfireracket. Metta lo smoking, ci porti la sua ragazza e si diverta! Io non posso andarci e ho deciso di premiare lei perchè qui dentro è quello che lavora di più lavorando di meno. Buona serata e continui il lavoro.
Detto questo mi porse la busta, che afferrai con un movimento meccanico del braccio sinistro, e se ne andò sbattendo la porta quando la chiuse. Rimasi in piedi per qualche istante, con quell'inaspettato dono tra le mani, e osservai, girando la testa dall'uno all'altro lentamente, le reazioni dei miei colleghi. Fui un po' deluso perchè Peppone bestemmiò che un elfo gli aveva inflitto una ferita da dieci punti e riprese a giocare, Flavio tornò a dormire come se nulla fosse accaduto e la signorina De Petis finì con tutta calma di mettersi lo smalto.
Poco male, mi dissi, meglio così. Ripresi posto sulla mia sedia che per la prima volta mi sembrò comodissima e aprii la busta. Ne estrassi i due biglietti che erano lucidi, lisci, colorati...ci feci scorrere le dita sopra a mo' di carezza ed ebbi l'impressione che il polpastrello del medio si incastrasse sulla superficie.
Bene, avevo l'occasione di poter passare una bella serata all'Opera. All'Opera! Magari, poi, dopo la rappresentazione saremmo potuti andare a cena e magari dopo la cena...già, ma con chi ci sarei andato a vedere la Carmen? Riposi la busta con i biglietti nella tasca della giacca e dalla tasca interna presi la mia fedele agendina. Conoscevo tante donne, una l'avrei trovata che diamine!
Ovviamente cominciai dalla lettera A dove c'era Adelaide. Composi il numero, ma non rispose nessuno. Brutto segno, pensai istintivamente.
Passai alla B e chiamai Brunella che mi disse che non si ricordava di me e che non intendeva farlo quella sera. Vabbè, manco io dissi al telefono ormai muto.
Provai la C dove non ricordavo di conoscere una donna di nome Cesira. Feci il numero ma dopo numerosi squilli mi rispose una voce tutta assonnata che bofonchiò parole come turno di notte chi è che rompe i coglioni vaffanculo.
Voltai la paginetta alla lettera D e stavolta Daria me la ricordavo, una simpaticissima bionda un po' pazzerella. Rispose la madre che mi disse che Daria era in vacanza in una beauty farm e non sarebbe tornata prima di domenica.
Alla lettera E c'era Elena che tagliò subito corto dicendo che non poteva uscire con me perchè si vedeva con Paride e stava diventando una cosa seria.
Finsi di crederle e provai con Federica, ma andò male pure stavolta perchè lei era nel periodo in cui odiava gli uomini bastardi egoisti tutti uguali, insomma la solita solfa.
Attaccai mentre era ancora lì che si sfogava; dovevo chiamare Gigliola. Gigliola era felice di sentirmi, ma non accettava il mio invito perchè odiava l'Opera, gli snob che ci andavano e sopratutto quelle megere stronze con la pelliccia. Poveri animaletti.
Non ebbi tempo di commuovermi per la sorte dei visoni considerato il fatto che dovevo ancora trovare una che volesse uscire con me!
Alla lettera H avevo Helga, ma non ci provai nemmeno a telefonarle perchè sapevo che era a Berlino e non sarebbe venuta in Italia che in estate.
Così saltai direttamente alla I di Ilaria. Stasera non posso, mi rispose, esco con la mia compagna. Con la tua compagna?, mi venne da chiederle senza che potessi fermarmi. Sì, con la mia compagna, rispose, hai sentito bene. Sono lesbica e tu sei un bigotto bastardo. E m'attaccò il telefono in faccia.
Non mi persi d'animo e andai deciso alla L dove c'era segnato con la penna rossa il numero di Loredana. Chiamai e mi ripose una voce di donna, ma non compresi cosa mi diceva. Era come se avesse qualcosa in bocca e non riuscisse a parlare bene...
Quando arrivai alla lettera M vi trovai scritto il nome di Martina con un asterisco a fianco. Scesi con l'indice a pie' di pagina e vi trovai scritto: non chiamare, è una cretina.
Andai, allora, alla N dove c'era Nadia. Ti ringrazio, mi rispose, ma domani ho una gara di ginnastica artistica molto importante. Devo alzarmi presto, sarà per la prossima volta.
E' sempre per la prossima volta, ma quando arriva sta prossima volta nessuno lo sa.
Passai alla O di Ottavia. La conversazione fu brevissima perchè lei ora era una donna sposata e con un frego ripetuto più volte la cancellai dall'agendina.
Era la volta della lettera P e di Pasqualina. Una con un nome così non capivo che ci facesse nel mio archivio da playboy. Comunque chiamai lo stesso per poi pentirmene subito. Pasqualina mi disse che accettava l'invito a patto che potesse portare pure la sorella. Era in un brutto periodo e non voleva lasciarla a casa sola. E allora buona serata a tutte due, dissi un po' innervosito da quella proposta così sciocca.
La Q la saltai perchè non conoscevo e non conosco nessuna donna con il nome che cominci con la Q (mentre di quelle che ragionano e lavorano col Q ne conosco tante...)
Cazzo, stavo finendo le lettere e ancora non avevo una donna da portare all'Opera!
Impugnai con decisione il ricevitore e composi pestando i pulsanti il numero di Rosalia che invece di rispondere con un sì o con un no al mio invito si mise a parlare dei suoi problemi. Che palle! attaccai con una scusa qualunque.
Chiamai Simona, oramai un po' sfiduciato, e dall'altro capo del telefono udii la voce di Franco, il ragazzo di Simona.
Fu la volta di U e di Ursula che mi rispose che avrebbe volentieri visto la Carmen e che le piaceva l'idea della cenetta romantica, ma non con me.
Provai con Valeria che purtroppo non poteva venire perchè aveva la febbre alta.
M'era rimasta l'ultima lettera, la Z, e telefonai a Zazie. Era libero e sentii uno squillo, poi un secondo, un terzo, un quattro...
Appoggiai meglio la schiena alla spalliera della sedia, buttai con nonchalance le gambe sulla scrivania e decisi che avrei aspettato fino all'ultimo trillo.

venerdì 8 aprile 2011

Ordura di marzo

Che si fa in sti giorni, utili come le stufe in Kenya e piacevoli come un nugolo di zanzare nei pressi dell'ano?
Si svolgono i consigli di classe, dove ci son polemiche che non mi interessano, si danno i voti ai ragazzi e si premiano gli studenti meritevoli. Io ho tutta una teoria sui meriti dei ragazzi. Intanto ringrazio colei che ha detto che la scuola deve servire soprattutto ai caproni e alle teste di porfido; a quelli bravi i professori e la scuola non servono. Tranquilli, non vi si abbandona. seven Gut.

Si legge il primo capitolo de La scopa del sistema di D. F. Wallace e si rimane sempre incantati dalla scrittura di quell'uomo. Vero cara erba croccante sotto gli alonati dei lampioni? genius Gut.

Si recita a soggetto nelle labirintiche strade della coscienza mentre il corpo si barcamena per non crollare sotto futili regimi e massacranti ritmi compulsivi. eat Gut.

Si ripete la prima Guerra mondiale evidenziando il problema storico principale e analizzando con stupore et ghigno le teorie dei tattici militari. war Gut.

Si affronta Freud da un punto di vista storico filosofico, mentre il super Es adora le tette, l'Es caca, l'Io fotte e il super Io odia Fabrizio Corona. pippe Gut.

Si scarica bellamente la discografia di Keith Jarrett. very Gut.

Si osserva il nascere di mode alquanto strambe, la più terribile si dimostra poi essere il silenzio. Cioè io ti mando un messaggio e tu poni il silenzio. Bella moda, l'avrà inventata qualcuno o qualcuna che dev'essere chic. Il silenzio è chic, amici. mad Gut.

Si pensa che i maya e tutti gli apocalittici siano dei poveri ottimisti perchè preconizzano la fine, che è un'amica e una liberazione. Ma, cari miei, la fine non ci sarà. Tutto si perpetuerà in peggio, l'incubo si incupirà sempre di più, ma non vi libererete. Volete un'idea fedele e veritiera del futuro? Leggete Hokuto no Ken di Tetsuo Hara e Buronson. C'è tutto scritto lì. tsubo segreto Gut.

Si pensa alle friabili costruzioni di alcuni rapporti che non dipendono dall'impegno, dall'affetto o dalla cura, ma dalla prima idiozia che qualcuno dice fa o rappresenta. fear <3 Gut. Si aspetta l'estate perchè l'estate è un enorme sabato del villaggio e quando arriva è la domenica più lunga e noiosa che l'uomo abbia mai dovuto vivere. sun Gut. Si fonda il Partito dei Rivoluzionari da Tastiera che raccoglie molte adesioni, perchè in fondo fa sempre piacere far parte di un gruppo seppur piccolo e insignificante. victoria Gut.

Si guardano due ragazze salutarsi nei pressi di un binario ferroviario, scambiandosi i consueti baci sulle guance e ci si chiede il significato di questa abitudine. kiss Gut.

Si osserva la guerra in Libia con lo stesso interesse che può suscitare il volo di una mosca nei pressi di un escremento. impegnative Gut.

Si bevono almeno dieci caffè al giorno. drink Gut.

Si hanno in testa materiali vari per racconti, ma non si riesce a metterli per iscritto. no Gut.

Si chiude il post perchè l'autore deve dare il cambio a Superman e va pure di fretta perchè se fa tardi quello s'incazza e poi all'autore gli tocca di riempirlo di botte. Gut e nacht.

martedì 5 aprile 2011

Chissà perchè le buste di plastica sbattute dal vento sono così poetiche (forse per la mancanza di volontà propria)

Ma vedi un po' se una cretina mi deve dire come parlare dopo anni che lo faccio a modo mio. Ci troviamo proprio in assenza di materia cerebrale; anzi in un buco nero di materia cerebrale.
Poi devo essere offeso anche gratuitamente, senza aver fatto nulla e mi dico "meno male che non hai fatto nulla, altrimenti t'ammazzavano".
Bò, che dire? Devo dedicarmi di più alle cose importanti e che mi piacciono e mollare la merda, tanto dalla merda non esce altro che merda. Ho imparato che dai tarati non si ricava nulla di buono, puoi provarci e insistere ma sarà tutto inutile.
Mi piace la vanità non l'inutilità.
Che resti chiuso un bel po' fino a nuovo ordine, non ci perderò nulla.

lunedì 4 aprile 2011

Lasciarti non è

I napoletani oggi sono una grande tribù che, anzichè vivere nel deserto o nella savana, come i Tuareg o i Boja, vive nel ventre di una grande città di mare.
Questa tribù ha deciso – in quanto tale, senza rispondere alle proprie possibile mutazioni coatte – di estinguersi, rifiutando il nuovo potere, ossia quella che chiamiamo la storia, o altrimenti, la modernità. La stessa cosa fanno nel deserto i Tuareg o nella savana i Boja (o fanno anche, da secoli, gli zingari): è un rifiuto sorto nel cuore della collettività; una negazione fatale contro cui non c’è niente da fare. Essa dà una profonda malinconia, come tutte le tragedie che si compiono lentamente; ma anche una profonda consolazione, perchè questo rifiuto, questa negazione alla storia è giusto, è sacrosanto. Sì è proprio così, purtroppo o per fortuna. Una nostra particolarità, un atavismo per la precisione, è che diamo un’importanza grandissima ai sogni che dividiamo in varie categorie. Una di queste è quella di usare i sogni come pretesti per dire qualcosa di particolare a un parente o ad un amico. Per esempio, mia madre sogna i suoi genitori e riferisce i loro consigli ai fratelli, soprattutto quando litigano tra loro. Lei allora telefona e dice di aver sognato il papà che chiedeva in lacrime una loro riappacificazione. Ovviamente è tutto inventato, ma non fa niente. Poi c’è l’uso classico del sogno da cui ricaviamo i numeri da giocare al lotto dopo attenta lettura della Smorfia. Un terzo tipo di sogno è quello che al risveglio non svanisce semplicemente con la luce diurna, ma ti rimane attaccato anche molto tempo dopo che ti sei levato. Allora, che si fa in questi casi? Nel nostro quartiere si fa così. Le donne si recano dalla Vecchina al Pallonetto e si fanno leggere i tarocchi. Gli uomini vanno dal Morente, al rione Sanità. Il Morente è colui che gode del rispetto massimo da parte di tutti ed è molto ascoltato, una specie di vecchio saggio. Una notte mi accadde di sognare che camminavo in una grande prateria e all’improvviso mi trovavo davanti ad una staccionata dove un portiere d’albergo vestito in maniera elegantissima mi sbarrava il passaggio.
“Dove credi di andare?”, mi urlò in faccia.
“Veramente, non lo so", risposi, "è la prima volta che sto qua. Non si può entrare?”
“E vuoi entrare così, a mani vuote?”
“Bè, cosa dovrei portare per avere il passaggio libero?”
“Guarda gli altri, non vedi? Ognuno porta un sacco di farina. Procuratene anche tu e ti farò passare”.
Girai la faccia alla mia destra e vidi una processione enorme di uomini che portavano un sacco di farina. Cercai di avvicinare qualcuno per chiedere dove potessi procurarmela, ma nessuno mi rispondeva, mi ignoravano tutti. Cominciai a correre velocissimo per vedere da dove partiva quella marea di gente casomai dessero la farina lì, ma niente, e continuavo a correre, a correre, e più correvo più mi saliva una grande ansia e tristezza, finchè mi svegliai sgomento e molto triste. Avevo il cuore in gola!! Subito mi frullò in testa la domanda: che significa tutto ciò? La questione era importante e decisi che dovevo saperne di più. Feci una doccia veloce, mi vestii alla buona e di gran passo mi recai dal Morente. Ovviamente bisogna portargli qualcosa per essere ricevuti e il classico è zucchero e caffè. Fui fortunato perchè quel giorno ero l’unico “cliente”; consegnai il pacco dono alla perpetua che mi introdusse nello studio dove il Morente giaceva su un letto cosparso di libri. C'erano libri ovunque e lui era lì con la sua enorme capigliatura bianca e la barba di molti giorni. Il suo nome è don Alfonso.
“Buon giorno, don Alfonso. Scusate se vi incomodo a quest’ora”.
“Venite avanti, giuvinò, nun vi preoccupate. Esponetemi pure il vostro problema”. Così gli raccontai il sogno, lui mi guardò e disse: “Vai a prendere un po’ di caffè”. Mi alzai e andai in cucina dove la perpetua aveva già preparato il caffè coi bicchieri d’acqua (importantissimo bere il bicchiere d’acqua prima del caffè). Dopo aver bevuto il caffè, don Alfonso pronunciò la sentenza: “Giuvinò, voi sentite la vostra anima povera, avete voglia di arricchirla, ma non sapete come fare”.
“E’ verissimo don Alfonso. Mi piacerebbe tanto istruirmi, farmi una cultura, sapere tante cose, godere delle gioie spirituale che rendono l'uomo un essere unico nella natura. Cosa mi consigliate? La filosofia?”
“Mah, non so. A me è parso che tutta la filosofia altro non sia che una meditazione di Scekspìrr. Comincia da Scekspìrr”.
Dopo aver detto ciò chiuse gli occhi, si girò dall’altra parte e più non fe' parola. Pensando a quel che aveva detto mi recai in libreria per acquistare quella che era la mia prima opera del Bardo. Andai al reparto “teatro” e cominciai a guardare uno per uno i titoli delle sue opere. Ovviamente ero attratto da Otello o da Amleto, ma nello stesso tempo ero in dubbio se cominciare proprio da loro o da qualche altra opera più leggera. Ma esisteva una tale opera? Era un ragionamento valido? Mi trastullavo tra dubbi e incertezze, quando alle mie spalle sorse una voce di donna dolcissima e celestiale: “Prendi anche tu un libro di Shakespeare?” Mi sentii avvolgere dal suono magico di questa voce e mi girai pieno di speranze cercando di sfoderare il mio sorriso migliore. Quando le fui di fronte mi tuffai in dei meravigliosi occhi verdi screziati di nero che mi guardavano scintillanti e lucidi come topazi orientali, due gemme di infinito splendore.
Peccato che per il resto fosse proprio un cesso

domenica 3 aprile 2011

Il manuale di Don Giovanni morto 1003 volte

Le donne sono un argomento meraviglioso perchè inesauribile. Si può dire tutto e il contrario di tutto; i consigli servono e non servono. Se qualcosa funzionasse non è dovuto alla bontà dell'idea, ma alla fortuna.
Ricordatevi che i mortali parlano del Fato, del Caso o del Destino (entità maschili), ma gli immortali sanno bene che si deve dire MOIRA (entità femminile). La fatalità è sempre femmina, perchè la caratteristica principale è il suo essere c a p r i c c i o s a.
Orbene, diamo un taglio all'introduzione e indichiamo alcune cose da fare o non fare con le donne.
Non dedicatele La cura di Battiato e non regalatele Il piccolo principe di Antoine de Saint-Exupéry: portano una sfiga immensa.
San Valentino: a voi so bene che non frega un bel niente, regolatevi in base ai gusti di lei. Se lei lo odia, siete a posto. Se, invece, le piace mantenetevi sul classico (cenetta e fiore); non sbracate con cioccolattini e peluches. Postilla: se lei dice che odia san Valentino è lo stesso. Il 14 febbraio è di prammatica cenetta e fiore.
Capitolo telefonate ed sms. Le vostre telefonate non devono in nessun caso rispettare una regolarità imposta da lei. Telefonate a sorpresa quando lei non se lo aspetta e non telefonate quando lei ve lo impone. Qui è tassativo. Rifiutate di fare lo squillo quando tornate a casa e non rispondete quando siete con gli amici perchè lei telefonerà solo per affermare la sua leadership che non deve avere.
Sugli sms è semplice. Rispondete subito se l'argomento è interessante, rifiutatevi di "parlare" con gli sms. Mandate un :* durante il giorno, quando vi va. Vietati gli sms dopo la mezzanotte.
Quando parlate faccia a faccia ogni tanto distraetevi o volgete lo sguardo altrove.
Non permettetele mai di sminuirvi, neanche per scherzo.
Prima di gridare, contate fino a cento. E' lei che ama gridare, non è il vostro ruolo.
Sul sesso ognuno ha le sue idee e si regolerà di conseguenza, ricordatevi solo che è una cosa bellissima che si fa in due, quindi ci vuole una grande intesa. Come si ottiene questa intesa? Col dialogo. Non abbiate paura di dire quello che avete in mente, non succederà niente di male e migliorerete di sicuro le cose.
Chiudo, per oggi, con l'annosa questione dei complimenti.
Vanno fatti a iosa e su qualsiasi aspetto perchè i complimenti costano poco e sono sempre graditi e fin qui non c'è niente di nuovo o di difficile. Ricordatevi però due cose.
1) Non dovete esagerare, soprattutto se lei scaca. Quando è il caso siate critici.
2) Fate in modo che il complimento sia sincero, posso consigliarvi una breve pausa prima di farlo. Sembrerà che l'abbiate ponderato e pensato davvero.

Ciao e alla prossima.

sabato 2 aprile 2011

Wittgenstein e la musica Classica (pensieri sparsi 2)

Un linguaggio in cui si discorra ritmicamente, in modo che si possa parlare anche secondo il metronomo. Non è così ovvio che ogni musica si possa metronomizzare, come è il caso, invece, almeno approssimativamente, per la nostra. (Suonare il tema dell'Ottava Sinfonia di Beethoven esattamente secondo il metronomo).

Nella musica di Beethoven si trova per la prima volta ciò che si potrebbe chiamare l'espressione dell'ironia. Nel I° movimento della Nona Sinfonia, per esempio. E in realtà si tratta di un'ironia tremenda, in lui, e cioè dell'ironia del destino. - In Wagner l'ironia ritorna, ma in versione borghese. Si potrebbe ben dire che Wagner e Brahms, ciascuno a suo modo, abbiano imitato Beethoven; ma ciò che in lui era cosmico in loro diventa terrestre.
In lui incontriamo le stesse espressioni, che seguono però leggi diverse.
Il destino non ha parte alcuna neppure nella musica di Mozart o di Haydn. Questa musica non se ne occupa.
Tovey, quell'asino, ha detto una volta che questo, o qualcosa del genere, si deve al fatto che per Mozart letture di un certo tipo non erano affatto accessibili.
Come se fosse ovvio che solo i libri abbiano determinato la musica dei maestri. Certo, musica e libri vanno insieme. Ma se Mozart nelle sue letture, non ha trovato la grande tragedia, non l'ha per questo trovata nella vita? E i compositori dovrebbero forse vedere sempre e soltanto attraverso gli occhiali dei poeti?

“Il grande cuore di Beethoven” - nessuno potrebbe dire: “Il grande cuore di Shakespeare”. “L'agile mano che ha creato nuove forme naturali di linguaggio” mi sembrerebbe più giusto.

Lo stesso tema ha in minore un carattere diverso che in maggiore, ma è del tutto falso parlare di un carattere del minore in generale. (In Schubert il maggiore suona spesso più triste del minore). E così è ozioso e inutile, io credo, per capire la pittura, parlare dei caratteri dei singoli colori. In realtà in questi casi si pensa solo a un loro uso particolare. Il fatto che, come colore di una tovaglia, il verde produca un effetto e il rosso un altro, non consente alcuna conclusione circa il loro effetto in un quadro.

Non posso capire Shakespeare perchè nell'assoluta asimmetria voglio trovare la simmetria.
Mi sembra che i suoi drammi siano come enormi schizzi, non quadri, buttati giù da uno che, per così dire, può permettersi tutto. Capisco come si possa esserne ammirati e chiamarla l'arte più eccelsa, ma a me non piace. - Quindi posso capire chi sta senza parole di fronte a questi drammi, ma mi sembra fraintendere Shakespeare chi li ammira allo stesso modo in cui ad esempio si ammira Beethoven.

Le composizioni musicali hanno un carattere del tutto diverso e producono un'impressione di tutt'altro tipo a seconda che siano composte al pianoforte, suonando il pianoforte, oppure pensate con la penna, oppure ancora composte con l'orecchio interno solamente.
Io credo fermamente che Bruckner abbia composto solamente con l'orecchio interno e immaginando l'orchestra che suona, e Brahms con la penna. Detta così, la cosa appare naturalmente più semplice di come è in realtà.
Però se ne coglie una caratteristica.

Fra Brahms e Mendelssohn esiste decisamente una certa affinità, e non intendo quella che si manifesta in singoli passi nelle opere di Brahms che ricordano passi di Mendelssohn. Si potrebbe invece esprimere l'affinità di cui parlo dicendo che Brahms fa con assoluto rigore ciò che Mendelssohn ha fatto con rigore insufficiente. Oppure: spesso Brahms è un Mendelssohn senza errori.

La forza di pensiero musicale in Brahms.

Se si volesse caratterizzare l'essenza della musica di Mendelssohn lo si potrebbe fare dicendo che forse non esiste una musica di Mendelssohn difficile da capire.

La sconvolgente capacità in Brahms.

Credo che la buona austriacità (quella di Grillparzer, Lenau, Bruckner, Labor) sia particolarmente difficile da capire. Essa, in un certo senso, è più sottile di qualsiasi altra cosa, e la sua verità non è mai dalla parte della verosimiglianza.

venerdì 1 aprile 2011

I giusti

Quando tutto va in merda, un modo per andare avanti è leggere un po' di poesie.
Non è il modo migliore, ma è comunque un modo - dico giusto?

Un uomo che coltiva il suo giardino, come voleva Voltaire.
Chi è contento che sulla terra esista la musica.
Chi scopre con piacere una etimologia.
Due impiegati che in un caffè del Sud giocano in silenzio agli scacchi.
Il ceramista che intuisce un colore e una forma.
Il tipografo che compone bene questa pagina che forse non gli piace.
Una donna e un uomo che leggono le terzine finali di un certo canto.
Chi accarezza un animale addormentato.
Chi giustifica o vuole giustificare un male che gli hanno fatto.
Chi è contento che sulla terra ci sia Stevenson.
Chi preferisce che abbiano ragione gli altri.
Tali persone, che si ignorano, stanno salvando il mondo.