domenica 25 dicembre 2011

L'ANTICRISTO. Maledizione del cristianesimo [note Colli e Prefazione]


Alcune annotazioni preliminari ispirate dalle parole di quel grande filosofo che fu Giorgio Colli.
- Il titolo di questo libro è così provocante e affascinante da riuscire ad attirare un’enorme massa di lettori eppure Nietzsche, nella Prefazione, scrive “Questo libro si conviene ai pochissimi.” Insomma questo libro è andato in pasto ai più che si sono lasciati sconvolgere – di sdegno o di entusiasmo – all’annuncio della maledizione del cristianesimo. I più hanno pensato di sapere già cosa sia il “cristianesimo” – evidentemente determinati da diverse esperienze – e si sono interessati soltanto del giudizio distruttivo di Nietzsche contro questo oggetto a loro noto.
- Nietzsche descrive un’antitesi tra cristiano e non cristiano che è filosoficamente selvaggia, incanalata (come spesso fa Federico) in termini storici che evadono da tali limiti; una provocazione marcata, frontale. Nell’interpretare L’Anticristo non si è andati tanto per il sottile, mentre andare per il sottile proprio qui, dietro questa presentazione così netta, era il compito primario.
- Il teatrale scambio delle parti di quest’opera, che la rende meravigliosa, consiste nel fatto che proprio coloro che avevano condotto in precedenza attacchi di ogni genere contro il cristianesimo si vedono con grande sorpresa coinvolti nella sua condanna. E proprio perché costoro credevano di aver distrutto il cristianesimo, il sentirsi chiamare cristiani da Nietzsche li fece indignare e vacillare, come accade a colui che, mentre applaude, si sente beffeggiato da chi lui applaude, e mentre vede demolite idee a lui odiose, le sente parificate alle sue proprie.
- Cristianesimo, in questo libro, è una parola che fa da specchio per le allodole, una specie di parola-baule che in realtà implica morale, metafisica, giustizia, uguaglianza degli uomini, democrazia, in breve assomma in sé i valori del mondo moderno.
- Un’ultima questione: se il cristiano è l’uomo che rinnega, opprime, calunnia la natura in ogni suo istinto e pensiero, se il cristianesimo è la contronatura, che cosa dev’essere indicato all’origine di questa corruzione, qual è la radice di questa mostruosa inversione dell’impulso vitale? L’Anticristo dà una risposta teoretica al quesito. Il cardine supremo su cui poggia il cristianesimo è la menzogna. “Ogni parola sulla bocca di un “primo cristiano” è una menzogna; ogni azione da lui compiuta è un’istintiva falsità”. E Nietzsche precisa: “Chiamo menzogna il non voler vedere qualcosa che si vede, il non voler vedere qualcosa così come lo si vede… La menzogna più consueta è quella con cui si mente a se stessi: mentire ad altri è, relativamente, l’eccezione”. Questa radice del cristianesimo ha uno sfondo ebraico, testimoniato dall’inizio della Bibbia. “Tu non devi conoscere” – da ciò deriva tutto il resto”. Alla base sta un odio primordiale contro la conoscenza. L’uomo non deve pensare, e poiché il pensiero ha bisogno di ozio e felicità, il prete cristiano si preoccupa in primo luogo di rendere l’uomo infelice, di torturarlo e di farlo soffrire. E già Paolo parlava contro “la sapienza del mondo”.
Come strenna natalizia, godetevi la Prefazione scritta da Nietzsche.

PREFAZIONE

Questo libro si conviene ai pochissimi. Forse di questi non ne vive ancora neppure uno. Potrebbero essere quelli che comprendono il mio Zarathustra: come potrei confondermi con coloro per i quali già oggi vanno crescendo orecchi? – A me si confà unicamente il giorno seguente al domani. C’è chi è nato postumo.
Le condizioni alle quali mi si comprende – e mi si comprende, allora, per necessità – le conosco fin troppo bene. Nelle cose dello spirito si deve essere onesti fino alla durezza, per poter anche soltanto sopportare la mia serietà, la mia passione. Si deve essere addestrati a vivere sui monti – a vedere sotto di sé il miserabile ciarlare di politica ed egoismo-dei-popoli, proprio del nostro tempo. Si deve essere diventati indifferenti, non si deve mai domandare se la verità sia utile, se essa diventi per qualcuno una fatalità… una predilezione della forza per quei problemi per cui oggi nessuno ha il coraggio; il coraggio del proibito; la predestinazione al labirinto. Un’esperienza di sette solitudini. Nuove orecchie per nuova musica. Nuovi occhi per il più lontano. E una nuova coscienza per verità restate fino a oggi mute. E la volontà dell’economia in grande stile; mantenere compatta la propria forza, la propria esaltazione… Rispetto di sé; amore di sé; libertà assoluta verso di sé…
Suvvia! Questi soltanto sono i miei lettori, i miei giusti lettori, i miei predestinati lettori: che mi importa del resto? – Il resto è semplicemente l’umanità. – Si deve essere superiori all’umanità per forza, per altezza d’animo – per disprezzo…

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