sabato 22 ottobre 2011

Sono stato abortito lussurioso, questa è la verità


Mio padre dirigeva un’enorme fabbrica di tabacco (quasi mille operaie, tutte giovanissime). I semi venivano dalla Bosnia-Erzegovina, il tabacco da noi lavorato e imballato finiva in America e uscivano fuori le Pall Mall, le Chesterfield e le Philip Morris soprattutto. Mia madre aiutava mio padre in fabbrica e io sono cresciuto in braccio a questa moltitudine di ragazze che mi palleggiavano ignude negli immensi spogliatoi.
Da bambino ero già nella disfatta sardanapalica, tra queste mogli, tra queste concubine suicide, perché io così le vedevo. Mi hanno abortito lussurioso, questa è la verità. Più in là ci si specchia nei libri, ma a quell’età non se ne sa nulla. Negli gnostici ci sono due modi per punire il corpo, la castità totale dell’eremo e le flagellazioni o il libertinaggio sfrenato. È quest’ultimo che mi ha vissuto. Come rovescio della mia vocazione alla castità. Il corpo non chiede di meglio che di essere disindividuato. Nessun corpo ha voglia di gestire un corpo.
Mi sono prodigato per anni tra una masturbazione e l’altra. Mi chiudevo a chiave in camera con le mie Nerine, giustificatissime assenti, proprio come il Leopardi, infaticabile in mancanza di peggio. Mia madre capiva sempre l’antifona e dalla cucina mi chiamava con ogni pretesto. “A tavola, è pronto!”. Le copule vennero molto dopo, in ritardo, non prima dei diciotto anni. Quanto basta per avere la conferma che il coito è un surrogato della masturbazione, non il contrario. Aveva ragione Groddeck.
Da allora in poi ho trattato tutti i non-rapporti di copula come infinita masturbazione. Mai stato un facchino del sesso, un atleta della prestazione (anche se fisicamente ho fatto uno scempio totale del mio corpo tra abusi ed eccessi di ogni tipo). Bisogna cercare d’istupidirsi non di fottere. “Fate voi, ma fate presto”, così dicevo tra me e me in quei letti sempre molto affollati. Quasi sempre da queste amazzoni del cazzo. Pensano che la perversione sia il kamasutra… E non l’uscir di strada, come diceva San Juan de la Cruz. Solo i grandi mistici e le grandi mistiche possono capire questo. Anche se non possono raccontarlo. Delle loro estasi non ne sanno mai niente. Non erano in casa.

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